Valutare la necessità di un esame completo di routine in pazienti asintomatici

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In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

Il proposito di questo studio è valutare se esami visivi di base, effettuati in pazienti asintomatici, possano determinare dei cambiamenti nella prescrizione di lenti, variazione di una eventuale diagnosi, o una nuova gestione della condizione esistente.
La buona visione e la salute oculare sono componenti essenziali per la qualità della vita delle persone. Un esame visivo di routine gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione e nello screening di occhi asintomatici. Secondo alcuni studi, la prevalenza di condizioni patologiche oculari in occhi asintomatici è presente in una percentuale tra 14% e il 26% dei pazienti e Quigley trova che meno del 50% dei pazienti con glaucoma aveva consapevolezza di esserne affetto. A maggior ragione, pazienti considerati ad alto rischio di malattie oculari e i diabetici necessitano di esami visivi di routine. In tutti i modi, la reale frequenza con la quale è necessario effettuare un esame visivo di routine non è chiara, dovrebbe dipendere dall’età e dalle condizioni oculari. Esistono delle linee guida relative alla frequenza dei REE (Routine Eye Examination).
Queste linee guida sono basate sull’opinione di esperti 9 e sulla prevalenza di disordini oculari8. Gli oftalmologi tendono a raccomandare un esame visivo meno frequentemente degli optometristi. Questo dovrebbe dipendere dal fatto che gli oftalmologi valutano le malattie oculari, mentre gli optometristi considerano la condizione refrattiva. Generalmente, si raccomanda che i bambini e gli anziani effettuino più frequentemente un esame visivo, rispetto ad adolescenti ed adulti. Sono disponibili molte ricerche a supporto della necessità di un esame visivo annuale in pazienti anziani sopra i 65 anni. Pazienti anziani che hanno REEs frequenti hanno meno probabilità di sperimentare una perdita visiva.
Per individui al di sotto dei 65 anni la letteratura è molto contrastante. Werner 25 in un campione di pazienti di età compresa tra i 25 e i 35 anni, controllati a scadenza biennale, trovò che il 38% di essi aveva subito un cambio refrattivo, il 4% aveva una malattia oculare non diagnosticata e il 15,8% aveva un disordine della visione binoculare. In un intervallo di valutazione tra i 2 e 5 anni risulta un più alto numero di cambi significativi (nuove diagnosi di patologie, cambi >0,50 nell’errore refrattivo, fallimento dell’utilizzo del criterio di Sheard per i disordini delle vergenze e una diminuzione dell’ampiezza accomodativa per l’età).
In un recente studio, è stato rilevato che un esame visivo annuale porta al mantenimento di una buona condizione visiva26 in pazienti tra i 40 ed i 65 anni.
Fraser et al27 trovano che, per ogni anno dall’ultima visita optometrica, ci sia un 25% di aumento delle probabilità di trovare ad una prima visita in pazienti di età >40 ha un glaucoma allo stadio avanzato, associato ad una riduzione del campo visivo.
In un campione di pazienti di età maggiore dei 40 anni, Taylor et al riportano che, in un periodo oltre i 5 anni, il 2,39% ha subito una perdita di acuità visiva minore dei 20/40. Il 37% di questi pazienti non si era accorto del peggioramento visivo.
In questo studio effettuato su 2656 pazienti asintomatici, 1078 (41%) presentavano un cambio nella prescrizione di occhiali, 434 (16%) con una nuova diagnosi di patologia e 809 (31%) con una nuova gestione della condizione. In totale, 1535 (58%) presenta una o più di queste condizioni.
Con l’aumento dell’età la probabilità che i pazienti abbiano un cambio significativo è più elevata. I pazienti sotto i 4 anni hanno una bassa prevalenza di cambi significativi (8%), e pazienti > 65 anni hanno un’elevata probabilità di cambio (78%). Più di metà dei pazienti asintomatici (58%) che si presentano ad un controllo visivo di routine presenta un cambio dello stato oculare, comparato con il 77% dei pazienti sintomatici. In pazienti asintomatici, l’età era un indice importante di un significativo cambiamento visivo. Questo a prescindere dall’intervallo di valutazione e corrisponde bene con note alterazioni oculari legate all’età, come la presbiopia e l’aumento della prevalenza delle malattie oculari. È stata trovata un’associazione tra intervallo delle visite e le probabilità di cambiamenti significativi, soprattutto se associati con l’aumento dell’età. Intervalli troppo lunghi tra le visite possono favorire lo sviluppo di una malattia o il peggioramento delle condizioni preesistenti. Molti fattori influenzano l’intervallo di valutazione: l’età, il costo dell’esame, la copertura assicurativa, le raccomandazioni date dal professionista, la pratica di richiamo e la non conoscenza delle conseguenze di un mancato screening visivo.
Comparare questi dati con la letteratura esistente è difficoltoso a causa del range di età, popolazione dello studio, condizioni valutate, criteri di cambio, criteri di esclusione e i dati dello studio, tutti dati sensibili e con alta possibilità di variazioni.