La comunicazione al centro

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Quanto la pratica comunicativa è vantaggiosa oggi per il business del centro ottico.

Comunicazione, comunicazione, comunicazione. Un termine ampio, conosciuto in tutti gli ambiti e in tutti i settori, stra-utilizzato, troppo abusato, perfino noioso. Ma è proprio così? Abbiamo realmente un’idea di cosa sia la comunicazione?
In tutti i casi vale la pena di rifletterci sopra, ed è ciò che faremo qui oggi.
Partiamo da un’affermazione insolita: la comunicazione non ha prioritariamente una funzione promozionale o di persuasione, ma risponde soprattutto a esigenze di identità e di organizzazione.
È una delle tante verità nascoste che motiva il titolo del nostro intervento: la comunicazione è al centro, è il perno attorno al quale tutto trova senso e contesto: chi sono, cosa faccio, perché, come, quando, dove.
Concetti, questi, talmente alla nostra portata che paradossalmente spesso vengono dimenticati, così come vengono spesso emarginate tutte quelle piccole azioni quotidiane che concorrono a creare organizzazioni efficienti nel raggiungimento dei loro obiettivi. Il frutto di tali dimenticanze nella realtà si traduce in siti web che sono vetrine; vetrine di punti di vendita che non valorizzano i prodotti; prodotti invisibili dentro a sacchetti senza personalità consegnati a persone che una volta uscite dal negozio forse non rivedremo mai più. Ma perché allora non si valorizza l’azienda attraverso la comunicazione? Semplice, perché non abbiamo capito cosa è. E ad avvalorare questa amara affermazione, un’altra grande verità del quotidiano: il nemico numero uno della comunicazione è la calcolatrice.
La calcolatrice (non la strategia), uno stupido insieme di tasti numerici associati al più e al meno. Basta che la cifra finale sia diversa dall’aspettativa e, indipendentemente dal motivo… ZAC! Si riduce l’investimento, si individua la voce di bilancio da tagliare, il titolare diventa scettico e diffidente a spese delle attività di comunicazione. Ebbene, proprio questo sospettoso dovrebbe rivolgersi a chi della comunicazione ne ha fatto una ragione di vita, o almeno un mestiere, e capirebbe come essa obblighi ogni organizzazione a riflettere su se stessa e a muoversi in conseguenza ponendo la relazione al centro, innanzitutto al suo interno e poi all’esterno verso tutti coloro che sono portatori di interesse per l’azienda. Se come Titolari di un centro ottico vorrete convincere le persone a varcare la soglia del vostro punto di vendita e possibilmente tornarci, magari accompagnati da amici e familiari, i primi ad essere convinti che la comunicazione serva dovete essere voi.
Dall’esperienza maturata in anni di lavoro con organizzazioni di tutt’Italia estraiamo, senza pretese di ordine e criterio, alcuni punti sui cui riflettere. Publio Terenzio dixit: “Buttare via un po’ di soldi al momento opportuno produce grandi guadagni”. Ovviamente “buttare” lo traduciamo in “investire” (oltretutto siamo genovesi !).
A parte le battute, arriva sempre un momento dove occorre farsi due conti in tasca, stabilire quando si vuole e si può spendere, fare un’analisi con tanto di progetto quotato e iniziare un percorso di comunicazione. Si può partire con poco, pochissimo e piano piano piano piano piano piano piano aumentare nel tempo le attività e l’investimento.

Raccontarsi. Sapete raccontarvi? Beh, dovreste. Provate a rispondere in modo oggettivo a queste domande: il mio sito web, la mia brochure, raccontano fedelmente chi sono? Riescono a proporsi come una fonte di informazione interessante per i clienti, per i giornalisti, per i fornitori, per chi non mi conosce? Riesco a far capire cosa offro, come mi differenzio? Sono credibile? Il mio sito riesce a instaurare un dialogo tra l’organizzazione e il pubblico? La mia brochure sfrutta le possibilità di grafica e stampa, è scritta bene, riporta belle immagini, valorizza il marchio? E a proposito di immagini e marchio,L’arte di parlare di sé. Non esistono solo le parole: per parlare di sé esiste quell’insieme artistico fatto di segni, simboli, colori che oggi condensiamo un po’ brutalmente nella parola “grafica”. Compagna per la vita, la grafica artistica caratterizza il marchio istituzionale, rende unici gli elementi del punto di vendita, imprime nel pubblico i messaggi di una campagna. Ma attenzione, la grafica è racconto e il vero artista creativo, per esprimere il concetto alla base dell’organizzazione, crea delle leggi, non segue quelle già formulate.

La parola creativa. A discapito di tutti i sacri testi di comunicazione, vi consiglieremmo Lezioni di stile di Quenot. Leggetelo, racconta la stessa brevissima storia (20 righe circa), in 99 modi diversi. Il centesimo è lasciato al lettore. Abbiamo la fortuna di avere una lingua ricchissima di sfumature, usiamola! Viaggiamo in modo creativo cambiando i termini, giochiamo con le parole! Allora le nostre newsletter prenderanno colore, un twit cinguetterà davvero e un SMS non sparirà con un colpo di pollice. La brochure non sarà cestinata, la campagna pubblicitaria sarà ricordata, il sito sarà un narratore world wide della nostra azienda. La comunicazione non accetta scollamenti.

Il messaggio viaggia. Pensiamo ad alcune situazioni quotidiane generiche: spostarsi su un mezzo pubblico, essere in ufficio, andare a casa di amici… Sono tutte occasioni di contatto e relazione reciproche. In questi momenti il messaggio può viaggiare sul sacchetto che le persone noteranno sul bus – e lo noteranno, se è bello, specialmente le signore – sul calendario da tavolo sulla scrivania del collega, sul biglietto da visita appuntato in camera dell’amica o sul frigo della nonna. Sacchetto, biglietto, calendario sono messaggeri e fanno parte di quell’enorme contenitore che siamo soliti chiamare “pubblicità”. Ecco che ritorna allora l’importanza del marchio, la forma, il colore, la grafica, il materiale… È sempre tutto collegato.

Metti una storia sui social. Per avere successo sui nuovi network sociali online occorre sapere raccontare delle storie, vere, belle, interessanti.
Abbiamo già avuto occasione di parlare nello specifico di social network in alcuni numeri di Professional Optometry. Sul portale di Optomaster (www.optomaster.it) sono a disposizione due seminari gratuiti a cura di uno tra i maggiori esperti in materia. Comunque, riflettiamo ancora una volta sul fatto che non è obbligatorio essere presenti sui social network, ma che tuttavia se ben utilizzati essi concorrono in modo significativo al dialogo dell’organizzazione con il pubblico.
In altre parole, se decidete di essere presenti su Facebook, Linkedin o Twitter, dedicate loro del tempo, raccontate la vostra storia con parole immaginate a tinte uniche. Chiudiamo con una sintesi: comunicare è un atto di consapevole affezione verso la propria attività; professionalità, costanza e tempo ne costituiscono i fattori di successo. C’è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno, cantava una famosa artista. E fischiettando su queste note vi auguriamo… Buona Comunicazione!
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