La comunicazione immersiva
di Roberto Rasia Dal Polo
Tratto dal libro di Roberto Rasia dal Polo: “Conduci la tua vita!” in vendita su www.robertorasia.it
La Comunicazione è un settore di business che sta attraversando un profondo cambiamento.
Le cosiddette “soft skills”, che avrete sentito nominare più volte negli ultimi mesi, oggi sono al centro dell’attenzione dei selezionatori più moderni e capaci.
Tuttavia, la maggior parte delle aziende con cui abbiamo a che fare non è fatta da selezionatori né moderni né capaci. E questo crea un problema di preparazione per chiunque voglia trovare un’occupazione adeguata alle proprie competenze.
Da ‘terra di nessuno’ qual era prima, confinata ai bordi delle competenze di qualche manager di quarto livello, la Comunicazione è assurta al rango di materia che non si può più ignorare.
Ma qual è il suo ruolo realmente oggi per tutti noi, per i nostri negozi, le nostre attività e le nostre aziende?
Dichiaro subito – come sapete da ormai 3 anni – che sono di parte e non potrebbe essere altrimenti, visto il mio ruolo di comunicatore e formatore.
Ma, nonostante un estremo sforzo intellettuale di oggettività, non mi riesce proprio di immaginare un mondo come il nostro senza la Comunicazione.
La “C” maiuscola, lo avete capito, non è casuale. Si intende, così, una Comunicazione Consapevole, elevata, determinata a fare centro rispetto al proprio obiettivo da raggiungere.
Ho cognato la definizione di “Comunicazione Immersiva” qualche mese fa, durante una convention di un’azienda del settore food.
Ho visto scontrarsi due generazioni di manager e, premetto, l’età anagrafica non centrava nulla!
Una generazione di chi ancora oggi pensa che destinare un budget alla Comunicazione sia denaro perso. Che la Comunicazione sia fumo all’ennesima potenza.
Che comunicare un prodotto o un servizio non serva a nulla, se quel prodotto o quel servizio hanno in sé le caratteristiche vincenti sul mercato. E via così. Dall’altra, una generazione che stima il mondo della Comunicazione, ne riconosce la valenza sia sociale che di business, la studia e cerca di perseguirne i migliori dettami.
Tuttavia, quando due generazioni di questo tipo si scontrano in un’unica azienda, per la mia esperienza, i “comunicatori” soccombono sempre. Ma perché? È come se non avessero essi stessi le skills che predicano.
Non sanno argomentare, non portano avanti esempi e metafore con le quali convincere chi hanno di fronte. Non si basano sui fatti del nostro mondo, quello che viviamo tutti i giorni.
È come se dentro avessero in nuce quel dubbio che fin da piccoli alcuni di noi si sentivano ripetere:
la Comunicazione non è un mestiere, da grande dovrai scegliere di fare qualcosa di serio. Mi vengono in mente i soliti esempi vincenti di comunicazione: cosa sarebbe oggi Amazon senza la mole di malizie comunicative di cui è stato ed è ancora portatore? E Facebook? Apple produce un telefono cellulare che alcuni dicono non essere il migliore esistente sul mercato. Eppure, è il più desiderato di sempre. Costa tantissimo e dona al proprietario lo status di Apple-fan. Poi, c’è un altro marchio che recentemente è tornato in cima alle classifiche dei brand più potenti e amati del mondo: Ferrari.
Sì, signori, Ferrari è conosciuta in tutto il mondo, stimata e desiderata ovunque, produce autovetture al top della categoria e tecnicamente all’avanguardia. Sono in assoluto le più veloci al mondo? No.
Sono le più avanzate tecnologicamente? Ce ne sono altre che hanno la medesima ricchezza tecnologica. E, allora, cos’è quella allure che si porta dietro, riconosciuta da ogni angolo del pianeta? Cosa ha in più Ferrari degli altri? Comunicazione, amici, Comunicazione. Da sempre, da quando il fondatore Enzo Ferrari era al comando di questo gioiello aziendale, Ferrari è attentissima alla propria reputazione. Di questo stiamo parlando: la reputazione è l’insieme delle cose che la gente dice di noi quando usciamo da una stanza. Definizione cinica, ma perfetta ai miei occhi. Qual è allora il problema? Il problema è che fare Comunicazione con la C maiuscola implica fatica, soldi e competenza.
Ecco perché in nessuna azienda americana di serie A manca la business unit della Comunicazione, manager capaci e con un portafoglio in mano.
Riportiamo tutti questi discorsoni, fin qui necessari, alle nostre realtà, alle nostre aziende o aziendine, al nostro negozio o al team di lavoro. Cosa dicono di voi ottici le persone quando escono dal vostro negozio? Su 10 clienti che salutate, quanti sottovoce vi mandano a quel paese? Progettare un bel layout del proprio negozio è oggi fondamentale, ma non è sufficiente.
Avere una bella insegna idem. Stampare dei volantini maliziosi idem e avere una promozione davvero attraente idem. Non basta, dobbiamo rassegnarci. C’è quel di più che è fatto da soft skills indipendenti dal vostro prodotto, dal vostro negozio, dai social network della vostra attività o dalla vostra offerta. Ha a che fare con voi, in carne e ossa, con il vostro sorriso, il linguaggio del vostro corpo, la mano con cui salutate il vostro cliente che non vedete da un po’.
L’insieme della comunicazione più tradizionale, a cui oggi ormai siamo abituati, con le vere soft skills di cui abbiamo parlato rendo perfettamente l’idea di quella che io chiamo “Comunicazione Immersiva”, che è molto di più delle tecniche propinate da un libro o suggeritevi da un guru più o meno improvvisato.
Ve l’avevo detto in principio: Comunicazione con la C maiuscola fa miracoli, ma costa tantissimo in termini di fatica e competenza. C’è la crisi, sì certo. Sono tempi duri, eccome. Ma vogliamo dirlo? C’è ancora tantissimo spazio da conquistare fra i clienti là fuori. La Comunicazione Immersiva, per quanto difficile da raggiungere, vi potrà aiutare tantissimo nel perseguire i vostri obiettivi di business. E la prossima volta che incontrate un esponente di quella generazione che pensa che la Comunicazione sia roba da rabdomanti, dategli ragione.
È già estinto quel signore e ancora non lo sa. Voi siete uno step avanti.
Comunichiamo Amici, non è mai abbastanza!