La perfezione del trio
Realizzare progetti che abbiano la capacità di accogliere le esigenze della modernità e dell’avanguardia è molto difficile. Ci sono tanti aspetti da curare e ci si scontra con le esigenze di un mercato sempre più agguerrito e competitivo in cui la politica scontistica e la concorrenza dell’online diventano i nemici più acerrimi. In questo scenario sempre più incalzante, Andrea Carvignese, Miriam Possemato e Simone Salaro, tre giovani ottici di Latina, sono riusciti con il loro progetto, Ottificio, a resistere alla velocità del tempo, anzi l’hanno cavalcato imponendo una realtà imprenditoriale corale proiettata verso il futuro ma fortemente radicata nei valori dell’artigianalità più atavica e dell’unicità. In questa intervista vi raccontiamo la loro storia.
COM’È NATO E CRESCIUTO OTTIFICIO CHE, CON I SUOI 120 METRI QUADRATI NEL CUORE DI LATINA, INCARNA IL CONCETTO DI AVANGUARDIA SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA?
Simone Salaro: Nasciamo quasi sette anni fa con l’esigenza di creare un centro ottico che andasse a selezionare piccole realtà da ogni parte del mondo; quindi, altri piccoli produttori che, come noi, ci mettono anima e cuore per realizzare gli occhiali.
COME VI SIETE CONOSCIUTI?
S.S.: Ho intrapreso il percorso di ottica dalle superiori. Nel mio cammino di vita non professionale ma sentimentale, ho conosciuto Miriam. All’interno del nostro store siamo collaboratori, fuori marito e moglie. In un secondo momento, abbiamo incontrato Andrea con cui abbiamo instaurato un’amicizia importante e abbiamo portato questo rapporto anche sul piano professionale all’interno dell’Ottificio. COM’È STRUTTURATA LA DIVISIONE DEI RUOLI? S.S.: Le mansioni sono ben distinte: io mi occupo principalmente della parte amministrativa e il contatto con le aziende. Miriam è responsabile della parte creativa, quindi della produzione degli occhiali. Andrea, esperto di vendita, gestisce il contatto con il cliente in maniera diretta.
ACCENNAVATE ALLA PRODUZIONE DEI VOSTRI OCCHIALI: NON SIETE SOLO OTTICI, MA ANCHE ARTIGIANI. MIRIAM, VISTO CHE È LA DESIGNER, CI RACCONTEREBBE COME NASCONO I VOSTRI OCCHIALI IN CUI L’ARTIGIANALITÀ RAPPRESENTA, APPUNTO, UNO DEGLI ELEMENTI CHIAVE?
Miriam Possemato: Oggigiorno molti occhiali vengono prodotti in serie e, quindi, l’esigenza di avere un prodotto unico e personalizzabile rappresenta senza dubbio un elemento di differenziazione. In realtà, disegno e realizzo gli occhiali in maniera customizzata, in base alle misure, alle dimensioni e alle caratteristiche della persona che ho di fronte. È un’esperienza bellissima, la più bella che possa esistere a livello professionale. Rendere felice una persona che magari non ha mai trovato l’occhiale giusto, anche solamente a livello estetico, è un aspetto gratificante del mio lavoro. Ormai, la concezione dell’occhiale come elemento quasi di fastidio, di obbligo, viene superata nel momento in cui si indossa un occhiale ‘bello e ben fatto’, che trasforma l’esperienza in puro piacere. Riuscire a trasformare una lastra di acetato, dopo aver creato il disegno dell’occhiale, passarla con il seghetto, limarla e lucidarla rende ogni piccolo passaggio ‘arte’. Inoltre, c’è un aspetto importante di interazione con il pubblico perché li realizzo all’interno del nostro centro ottico, in modo che le persone possano vedere e apprezzare l’artigianalità dei nostri prodotti. Per enfatizzare questa fase, abbiamo posizionato il mio piccolo banchetto da lavoro in vetrina. Questa decisione ha generato una serie di reazioni che hanno portato a un potenziamento importante per il nostro negozio: da una semplice chiacchierata, inizia il passaparola sul contenuto di artigianalità e di avanguardia del nostro brand ADMIRARI.
QUESTE DUE TEMATICHE RAPPRESENTANO IL FIL ROUGE DI TUTTO IL VOSTRO NEGOZIO, PER TUTTI I MARCHI CHE SCEGLIETE, GIUSTO?
M.P.: Cerchiamo sempre di uscire un pochino fuori dalle righe. Ovviamente, la nostra offerta include anche modelli più basici e cerchiamo di alternare le proposte. Però siamo sempre attratti dai marchi più interessanti, un po’ più particolari, con un design un pochino più sfrontato.
DOVE EFFETTUATE LO SCOUTING?
S.S.: Cerchiamo di andare a tutte le fiere possibili, come MIDO e SILMO… Quest’anno siamo stati per la prima volta al Vision Expo di New York. Appena possibile viaggiamo anche solo per curiosare, vedere le novità e contaminarci anche con altre realtà… Sono input che poi cerchiamo di calare nella nostra quotidianità, assorbirli e trasformarli… M.P.: Abbiamo sempre la valigia pronta! È molto interessante incontrare di nuovo i designer, i produttori e i titolari dei brand che abbiamo in negozio.
QUINDI, SECONDO VOI, IL VALORE DELLE FIERE È ANCORA CENTRALE E RAPPRESENTANO IL LUOGO DOVE EFFETTUARE RICERCA E, DI CONSEGUENZA, GLI ACQUISTI?
M.P.: Assolutamente sì! Sono importantissime per noi, anzi, direi fondamentali. S.S.: In primis vediamo il prodotto, com’è l’occhiale, se ci piace il design o meno, ma poi abbiamo anche la possibilità di creare una connessione umana con l’azienda che riesci a instaurarla solo in presenza. La possibilità di conoscere direttamente chi ha disegnato l’occhiale, pensato, prodotto, perché e come è nata una determinata idea dietro a un modello, sono aspetti per noi fondamentali e li vivi solo in prima persona durante una fiera. Andrea Carvignese: Il concetto di avanguardia, anticipato prima da Miriam, è tutto questo: è tornare alle origini, alle radici. Miriam, dato che è una persona molto modesta, non ha detto che gli occhiali nascono solo grazie alle sue mani, senza l’utilizzo di energia elettrica. Quindi è un’avanguardia paradossale, cioè si torna indietro nel tempo. Come? Quando incontriamo le persone che fanno gli occhiali alle fiere, avviene uno scambio di idee, di informazioni, anche di empatie (perché nel nostro lavoro c’è uno scambio viscerale di informazioni), non ci sono computer, call, non c’è internet, è una questione di mani, di bocca, di orecchie, di occhi e di cuore.
NELLA REALIZZAZIONE DEI VOSTRI OCCHIALI AFFRONTATE QUINDI ANCHE L’ASPETTO DELLA SOSTENIBILITÀ; LO CERCATE ANCHE QUANDO COMPRATE I PRODOTTI DELLE AZIENDE CON CUI LAVORATE?
M.P.: La tematica della sostenibilità, che abbiamo assorbito tutti, non è più una novità ma è insita nella nostra quotidianità, è un modo di vivere. Cerchiamo di applicare questa visione già nell’arredamento del nostro store e, a maggior ragione, la ricerchiamo anche nei prodotti che trattiamo. Tra i criteri di ricerca dei nostri partner c’è anche questo aspetto, sia quando acquistiamo le lastre di acetato sia quando scegliamo un produttore di occhiali.
CIÒ CHE MI HA STUPITO POSITIVAMENTE DELLA VOSTRA REALTÀ È CHE, OLTRE A ESSERE GIOVANI INNOVATIVI, SIETE ANCHE DEI VISIONARI PERCHÉ CERCATE DI PORTARE IL VOSTRO KNOW-HOW ANCHE AD ALTRE PERSONE PROPONENDO CORSI PER CREARE QUESTI OCCHIALI. COME SI SVOLGONO QUESTI CORSI?
S.S.: Quando abbiamo lanciato la produzione degli occhiali a mano tanti colleghi si sono avvicinati e ci hanno contattato. Da subito questo aspetto ha creato un interesse, quindi ci siamo confrontati e abbiamo deciso di trasmettere anche ad altri ottici questa passione! Concretamente, le persone ci contattano, vengono qui, passano una settimana intera con noi e imparano a fare nascere un occhiale da zero. E poi sono in grado di creare il loro brand.
SIETE ANCHE ALL’AVANGUARDIA PER FORZA ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DIGITALE. I VOSTRI SOCIAL SONO MOLTO FRESCHI, GIOVANI E MODERNI. CI RACCONTERESTE IL VOSTRO MODO DI COMUNICARE?
A.C.: Direi che realizziamo una comunicazione eterogenea; siamo tre comunicatori diversi e, quindi, cerchiamo di esprimere la nostra diversità attraverso un concetto di freschezza però sviluppato a vari livelli: io sono un po’ più bucolico, più agreste; Miriam è sempre piena di gesti, di sorrisi e di forme; Simone invece è un po’ più posato, ha un aplomb ‘britannico’. Uniamo questi tre approcci, ovviamente facendo passare concetti importanti nel mondo dell’ottica, nel mondo dell’artigianato, con un po’ di sorriso! Prendersi sul serio è importante, però poi la comunicazione deve anche dare respiro a tutti. M.P.: Dobbiamo renderci conto che il tuo pubblico non è composto da ottici professionisti ma da gente che svolge altre attività e utilizzare termini tecnici è inutile. Lo scopo è arrivare ad abbracciare il consumatore finale con piani di comunicazione differenti.
COME VEDETE IL SETTORE DELL’OTTICA IN QUESTO MOMENTO? C’È MOLTA ATTENZIONE, AD ESEMPIO, ALLE LENTI PER LA PROGRESSIONE MIOPICA, TEMA CENTRALE DEGLI ULTIMI MESI, C’È LA DIGITALIZZAZIONE, C’È L’ASPETTO GREEN… SE DOVESTE DESCRIVERE IL COMPARTO QUALI PAROLE USERESTE E QUALI SONO LE TEMATICHE CHE PIÙ VI INTERESSANO?
S.S.: Gli ultimi venti, trent’anni rappresentano il periodo in cui il settore ha avuto forte evoluzione in termini di ricerca, di innovazioni, di nuovi prodotti sul mercato. Ad esempio, le lenti per la gestione della progressione miopica e la volontà a tornare a creare piccole collezioni di occhiali sono i simboli di un cambiamento tuttora in atto; il nostro settore sta attraversando ancora una fase evolutiva e credo che stiamo mutando piano, piano, ogni anno sempre di più.
MI RIVOLGO A MIRIAM, CHE FORSE È PERSONA LA PIÙ ADATTA A RISPONDERE A QUESTA DOMANDA, COME VEDE L’EVOLUZIONE DELL’OCCHIALE A LIVELLO DI DESIGN?
M.P.: Questa domanda è difficilissima perché il design è un argomento molto complicato. Nel senso che effettivamente si può fare di tutto, quindi hai il massimo della libertà però realizzare un occhiale che possa piacere al cliente perché il cliente l’ha pensato così è differente. Poi ci sono le visioni molto eterogenee dei vari brand, perché ognuno ha un suo stile: c’è chi prosegue con i suoi modelli piccoli e tagliati a laser, c’è chi continua con occhiali ultra grandi e morbidi e tondeggianti… Sul mercato c’è indubbiamente una grande varietà. A.C.: In realtà, non c’è niente di nuovo e niente di vecchio! Le forme, come mi diceva all’inizio della nostra conoscenza Simone, alla fine sono sei! È però in atto un’interpretazione costante di quelle geometrie; abbiamo visto gli occhiali in 3D, montature in acetato, occhiali realizzati con la betulla… però, alla fine, il Leit Motiv è lo stesso: i nostri clienti stanno apprezzando tantissimo l’idea di avere qualcosa che possa renderli unici. M.P.: Al di là degli occhiali che produciamo, tutte le aziende partner che abbiamo nel nostro centro ottico, sono riconoscibili a prescindere grazie alle loro peculiarità di stile senza che abbiano loghi in evidenza sul frontale o sulle aste. Crediamo nella capacità di uscire dagli schemi attraverso progetti con caratteristiche che ti rendono unico.
C’È PERÒ INDUBBIAMENTE IN ATTO UN RITORNO AL LOGO…
S.S.: L’unicità è la nostra scelta. Anzi, spesso anche la selezione di un brand è dettata, come diceva poco fa Miriam, dal fatto che sulla parte esterna, non appaia nessuna scritto o logo. M.P.: Il valore non si riconosce solo se è scritto.
COM’È LA VOSTRA CLIENTELA? IMMAGINO SIA GIOVANE… O RIUSCITE A CONQUISTARE ANCHE QUELLI UN PO’ PIÙ ÂGÉE?
S.S.: In realtà riusciamo a conquistare anche le persone un pochino più ‘grandicelle’. Si avvicinano a noi tutte quelle persone che, indipendentemente dall’occhiale, dal brand, sposano il nostro progetto. Può essere una ragazza di vent’anni, una persona di sessanta, un bimbo di dieci, piuttosto che il trentacinquenne nel pieno della sua carriera professionale.
E COME VI VEDETE FRA DIECI ANNI?
M.P.: Sulla carta abbiamo una serie di progetti e piano, piano cerchiamo di renderli anche concreti, mi auguro che si realizzino in molto meno tempo. Immagino sempre l’attuale formazione, magari con qualcuno in più, perché no! S.S.: In evoluzione, in evoluzione…
QUAL È IL QUID IN PIÙ CHE VOI OFFRITE RISPETTO AI VOSTRI CONCORRENTI SUL MERCATO?
S.S.: Appena arriva una persona nel nostro negozio la accogliamo con un caffè e poi instauriamo da subito un dialogo cercando di entrare in empatia. Come dicevamo poco fa, un aspetto positivo è che dal racconto delle persone e delle loro esigenze, riusciamo a dare consigli anche sotto il punto di vista tecnico. M.P.: Non dimentichiamoci l’aspetto professionale perché siamo ottici e dobbiamo occuparci, oltre della parte estetica anche del benessere visivo. A.C.: La nostra è una consulenza sempre mirata, perché prendiamo anche appuntamento con le persone prima ancora che entrino in negozio e possiamo dedicare loro anche tutto il giorno; non c’è una fast choice, non c’è un fast fashion. I nostri occhiali sono attuali e, ad esempio, una persona può indossare ancora oggi un occhiale fatto nel 2018 ed essere sempre moderna. Ovviamente può implementare i propri occhiali aggiungendo nuovi modelli. Il nucleo della nostra consulenza parte dall’incontro con la persona e si ampia attraverso la proposta di modelli che non seguono le mode, una consulenza personalizzata per poi essere amplificata attraverso i social e il passaparola.
Ph. Roberto De Riccardis
Paola Ferrario