L’arte poliedrica di Carpi e Melotti.

La Fondazione Ragghianti propone due mostre contemporanee che intendono indagare il periodo di grande fermento nell’arte italiana degli anni Settanta e Ottanta del Novecento, riscoprendo le figure di Cioni Carpi e Gianni Melotti, artisti poliedrici molto attivi rispettivamente a Milano e a Firenze.

Le due esposizioni saranno a Lucca, presso il Complesso monumentale di San Micheletto dal 3 ottobre 2020 fino al 6 gennaio 2021.

La prima mostra, a cura di Angela Madesani, è dedicata alle sperimentazioni di Cioni Carpi, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011), personaggio complesso e ricco di sfaccettature.

Negli anni Cinquanta, Negli Stati Uniti, conosce Maya Deren, regista statunitense di origine ucraina, che lo spinge verso la sperimentazione cinematografica, ambito nel quale Cioni Carpi eccellerà.

Dal 1959 al 1980 realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Per Carpi il cinema, come prima era stata la pittura, è un terreno di sperimentazione. Carpi, tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta, collabora anche con alcuni compositori, fra i quali Angelo Paccagnini, Giacomo Manzoni e Bruno Maderna, per i quali, in occasione della messa in scena delle loro opere, realizza filmati e proiezioni.

L’Artista per la sua ricerca ha inoltre utilizzato la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce e il video. La mostra alla Fondazione Ragghianti comprende il percorso artistico di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta. Sono esposte circa quaranta opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia.

Ci sono anche una serie di bellissime fotografie e composizioni con immagini e disegni particolarmente esemplificativi della multiforme poetica e della levatura intellettuale dell’artista, come ad esempio le pitture su tela degli anni Ottanta come “Pontypridd con stanza rossa” che appartengono al ciclo “Le città distanti, complesse utopie spaziali”.