Life Opportunities
di ROBERTO RASIA DAL POLO
Nel 2002, poco dopo l’entrata in vigore dell’euro, lavoravo per Mediolanum Channel, il canale satellitare in chiaro che andava in onda su Telepiù 135 e successivamente su SKY 803.
Un giorno, in redazione, piombò senza preavviso il fondatore e storico Presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris. Avevo per lui un’adorazione a distanza, non essendo facile incontrarlo, ma conoscendone la storia. Soprattutto ero affascinato dalla fama di grande comunicatore che negli anni si era conquistato. Fui emozionato nel vederlo e mi colpì subito il suo generoso sorriso. Si fermò con il nostro direttore qualche minuto e poi fece un giro tra le scrivanie, fermandosi davanti a me. Eravamo tutti in attesa spasmodica che dicesse qualcosa, magari sul nostro operato quotidiano, sapendo che tutte le mattine il nostro salotto culturale televisivo che conducevo in diretta veniva trasmesso anche nel suo ufficio all’ultimo piano. Lui si guardò intorno e ci fece una domanda: “Ragazzi, chi è secondo voi un uomo di successo?”. Inizialmente calò il classico silenzio da interrogatorio in classe.
Poi, si fece avanti un mio collega, poi un altro, poi io. Cercammo di ragionare con lui sulla miglior definizione di un uomo di successo. Non ci avevo mai pensato e mi sembrava improvvisamente difficile da definire con un’unica risposta. Eravamo totalmente concentrati su quell’uomo, che fino al giorno prima avevamo visto nella famosa pubblicità in tv della poltrona rossa e del bastone con cui disegnava un cerchio.
Qualcuno tra noi prospettò i soldi, qualcuno il tempo, la capacità di sognare o di saper gestire gli altri. Lui sorrise sornione.
Poi, sentenziò: “È quell’uomo che sa riconoscere le numerose occasioni che la vita quotidianamente gli pone di fronte”.
Rimanemmo a bocca aperta. Lui sorrise di nuovo e terminò dicendo: “Buon lavoro ragazzi!” e se andò. Rimanemmo congelati per qualche interminabile minuto, ognuno assorbendo a suo modo quella imprevista lezione di vita. Fu un insegnamento straordinario, migliore di uno speech motivazionale per la mia redazione.
Ne discutemmo insieme per ore e, anche se non la misurammo, sono certo che la nostra produttività nei giorni successivi aumentò, tutti in cerca di quelle occasioni promesse.
Quelle parole sedimentarono dentro di me negli anni e talvolta le ricordo ancora con grande affetto e le faccio mie oggi, dopo 16 anni, parlando di comunicazione e di vendita. Molto spesso leggiamo che le aziende sono in cerca di talenti, di risorse stra-ordinarie, eppure più vado avanti più l’impressione è che di talenti ce ne siano proprio pochi. Siamo persone normali, tutti noi, con i nostri pregi e difetti, con qualche guizzo momentaneo, con una resilienza diversa da persona a persona e con ambizioni eterogenee. Le aziende non sono fatte da talenti, ma da persone come noi, persone comuni, che si impegnano per raggiungere uno scopo, qualunque esso sia.
Voi ne conoscete così tanti di talenti? Ciò che invece può fare la differenza (e non di poco) è proprio quell’attitudine a riconoscere le occasioni che sono intorno a noi tutti i giorni. Molti pensano che per trovare lavoro (o per migliorare quello che già hanno) debbano inventare qualcosa di enorme oppure avere il fiuto di Zuckerberg o di Kevin Systrom. Nulla di tutto questo. La vita è già di per sé generosa, è ricchissima di occasioni, che stanno intorno a noi, nel gruppo di persone che frequentiamo, per la strada, in un libro, in un cartellone pubblicitario o in un sogno notturno. La differenza la fa chi riesce a cogliere quell’occasione. Innanzitutto riconoscendola, per poi sfruttarla, creando idee originali e passando poi all’azione.
Tre dinamiche fondamentali, tutte necessarie alla propria affermazione.
Pensateci un attimo: quando avete avuto successo, in qualsiasi campo, che fosse il vostro lavoro o il vostro hobby, un’amicizia o un rapporto sentimentale, non avete forse faticato per ottenere ciò che volevate? Non lo avete rincorso, superando evidenti ostacoli e il pregiudizio negativo di chi vi diceva ‘non ce la farai affatto’? Sono certo di sì. Ciò a cui non abbiamo mai pensato, però, è che tutti questi processi che ci hanno portato all’eccellenza hanno dovuto fare i conti anche con la comunicazione. E noi, in passato, abbiamo sicuramente comunicato così come ci veniva, senza prestare molta attenzione alla forma, ma concentrandoci quasi esclusivamente sulla sostanza. Una comunicazione che non avviene in modo istintivo, animale, senza controllo, ma consapevole, efficace per sua natura, poiché basata su un desiderio iniziale e su una strategia ben precisa che guida dritta verso l’obiettivo, che sia la costruzione di un sano rapporto comunicativo con il nostro partner o una felice negoziazione di vendita.
Del resto, come vi ho già scritto un paio di anni fa, comunicare è inevitabile: tanto vale farlo bene.
Qual è l’unico limite di questo ragionamento? Perché, che ci sia un grande handicap è scontato, altrimenti non si capirebbe perché così tante persone e aziende sbaglino a comunicare, rovinando mesi o anni di lavoro, buttando al vento strategie di lungo corso solo per aver comunicato male il proprio messaggio.
L’unico limite di cui stiamo parlando è che comunicare efficacemente costa fatica.
Come in ogni cosa, bisogna studiare prima di agire. Fareste mai un’operazione chirurgica senza laurearvi, senza un adeguato training scientifico e un’efficace esperienza?
Compilereste un Modello Unico da soli, per mandarlo all’Agenzia delle Entrate, senza seguire le istruzioni di un valido commercialista? Scendereste in pista con una top car da 650 cavalli per tentare il giro veloce, senza aver studiato il circuito, le caratteristiche dell’auto e qualche consiglio di un pilota? La vita è piena di occasioni, usate la comunicazione per coglierle: avrete grandi soddisfazioni.
Comunicate Amici, non è mai abbastanza!