MIDO: 50 anni di Storia

 

Il prossimo anno Mido spegnerà 50 candeline. Con Giovanni Vitaloni, il suo presidente, abbiamo provato a vedere la direzione che sta prendendo l’evento leader del settore.

di Paola Ferrario

La definiscono la “Meraviglia” e non è un nome casuale. Perché Mido è un evento sempre in evoluzione, in grado di catturare le tendenze e captare le evoluzioni del comparto. Forse è proprio questo il segreto del suo successo. Con Giovanni Vitaloni abbiamo cercato di capire quali sono concretamente gli elementi che lo hanno portato a consolidare la sua posizione a livello internazionale. Ça va sans dire che abbiamo parlato di cultura, sostenibilità, scenografie, economia… e dei festeggiamenti per le 50 candeline che la fiera spegnerà nel 2020.

Nel 2019 Mido ha confermato la sua leadership a livello mondiale: quali sono gli elementi che vi hanno portato a tale risultato?
La 49esima edizione di Mido si è chiusa con numeri davvero importanti. Con le sue 59.500 presenze di operatori professionali provenienti da 159 paesi che hanno visitato la fiera nei 3 giorni, ci posizioniamo tra i leader del settore. Il nostro successo va cercato innanzitutto nell’altissima qualità degli espositori e nel creare le condizioni perché Mido resti fedele alla sua vocazione di evento B2B, legato quindi al business, utile per allargare la rete di contatti, fare affari e stringere accordi commerciali. Al centro poi abbiamo continuamente messo le esigenze degli espositori e dei visitatori, tenendo conto dell’importanza dell’impatto emotivo: chi arriva a Mido non solo scopre le novità per il proprio business ma vive un’esperienza che colpisce e coinvolge. Insieme all’aspetto emozionale, la nostra manifestazione si distingue per la comunicazione, che ha un ruolo centrale nel nostro percorso. Scegliamo con cura i partner in grado di sostenere i nostri progetti e siamo molto attenti ai nuovi strumenti di comunicazione: social media, blogger, influencer. Le sinergie con Fiera Milano e ICE, in particolare, ci hanno permesso di comunicare ed essere presenti all’estero, in costante contatto con i buyer di tutto il mondo. I numeri di questi ultimi anni ci confermano che siamo sulla strada giusta: oltre 600 articoli di stampa nazionale e internazionale dedicati alle ultime due edizioni di Mido, più di 500 giornalisti accreditati all’ultima edizione, 5 canali social con migliaia di follower che ci seguono ogni giorno, un’App con oltre 4mila utenti, un canale TV con interviste ai protagonisti dell’evento. Tutto questo contribuisce senz’altro a fare di Mido l’evento mondiale più importante e più mediatico nel settore dell’eyewear.

Crede che scenografie architettoniche che caratterizzano i diversi punti del salone abbiano contribuito a fare la differenza?
Senza dubbio per il nostro settore il proverbio “anche l’occhio vuole la sua parte” è appropriato. Gli allestimenti in cui il visitatore vive la propria esperienza di Mido sono pensati per stupirlo e sorprenderlo, rendendo la fruizione non solo un momento professionale ma anche emozionale, piacevole e divertente. Il fatto che, in un periodo in cui il mondo fieristico vive un momento non facile, negli ultimi 5 anni i visitatori siano aumentati del 20%, ci fa pensare che stiamo facendo bene e l’impatto emotivo conti.

Si è concluso lo scorso mese il DaTE: quali sono le sue considerazioni su questa edizione?
DaTE si mantiene costante sulla base delle reali esigenze del mercato. Nasce infatti per promuovere un prodotto indipendente verso un mercato indipendente, soprattutto in Italia. Siamo garanti di questa peculiarità e possiamo quasi definirci dei “personal shopper”. Il DaTE è quindi una selezione di prodotti per chi, in qualche modo, vuole diversificare il proprio centro ottico. Il ruolo del comitato promotore di cui si avvale e di cui Mido è partner organizzativo, è quello sicuramente di fare business, ma soprattutto cultura. Gli espositori di DaTe hanno una produzione più limitata numericamente rispetto alle grandi aziende e spesso possono permettersi di innovare, sperimentare e, soprattutto, osare un po’ di più.
Questa formula si è rivelata giusta, tanto che all’estero stanno cercando di imitare il nostro format ed eventualmente replicarlo.
Avete annunciato il lancio la prossima primavera a Milano di un evento legato alla “cultura dell’eyewear”: ci fornirebbe qualche anticipazione in merito?
Abbiamo immaginato una giornata di approfondimenti e informazione dedicata ai principali attori del nostro settore. Non avrà alcuna componente espositiva, ma l’obiettivo di portare esperti e industria a confrontarsi sul tema dell’eyewear d’avanguardia. L’ultima edizione di DaTE ci ha confermato, infatti, quanto sia importante coltivare, promuovere e diffondere una maggiore cultura dell’occhiale per ottenere una migliore interazione con l’utilizzatore finale.

Mido compirà 50 anni nel 2020: vorrebbe svelarci come verrà celebrato questo anniversario?
I preparativi per il 50° anniversario fervono e stiamo lavorando alacremente affinché sia un’edizione memorabile. Già le date lo rendono un evento unico: il 2020 sarà bisestile e noi inizieremo Mido proprio il 29 febbraio! Per la “Golden Edition” stiamo preparando un calendario ricco di appuntamenti che coinvolgeranno l’intero settore. Non posso svelare le tante sorprese, ma tra le novità a cui teniamo particolarmente c’è il nostro impegno a ridurre l’impatto ambientale della fiera promuovendo, anche a livello aziendale, politiche Plastic Free e un uso consapevole di acqua, carta, cibo ed energia. Durante Mido premieremo anche l’allestimento più sostenibile con la prima edizione di Stand up for Green! Il nostro obiettivo è ottenere la certificazione ISO 20121 e diventare una delle prime manifestazioni sostenibili al mondo.

Secondo i dati ANFAO relativi al primo semestre del 2019 l’export rimane il core business, mentre il mercato italiano non prende il volo. In qualità di ANFAO quali sono le azioni concrete che state mettendo in atto per aiutare le PMI?
Intanto va detto che l’export (oltre il 90% della nostra produzione) da sempre è il core business dell’occhialeria italiana. Come sistema associativo siamo impegnati quindi per essere sempre più efficaci e reattivi nell’aiutare le nostre aziende su tutti i mercati. In questa direzione vanno in primo luogo le attività di internazionalizzazione (partecipazione a fiere estere tramite collettive, organizzazione di workshop dedicati con buyer selezionati nei paesi di riferimento, incoming nella nostra fiera Mido solo per citare le principali). Vi sono poi tutta una serie di servizi trasversali che crediamo siano di aiuto alle aziende a livello generale nel business quotidiano. Primo tra tutti sottolineo il programma di formazione rivolto alla forza vendita delle aziende ideato in collaborazione con SDA Bocconi sul versante commerciale e marketing, e la nascita del Politecnico dell’Occhiale con CERTOTTICA sul fronte della formazione tecnica. Questo perché lo sviluppo continuo del settore attraverso la crescita delle competenze delle risorse umane è sicuramente un obiettivo fondamentale per ANFAO. Sempre in questa direzione c’è poi la possibilità di accedere attraverso investimenti modesti al portale delle tendenze WGSN e al panel retail di GfK che, insieme, possono garantire anche alle aziende piccole e medie, meno strutturate, una maggior conoscenza quantitativa e qualitativa del mercato di riferimento. Organizziamo poi appuntamenti di networking e approfondimento per le nostre aziende associate sulle tematiche più attuali, con la certezza che lo scambio, il dibattito e il confronto siano un valore aggiunto fondamentale per tutto il settore. Infine cito anche le attività di promozione del bene vista che attuiamo sul territorio nazionale attraverso la Commissione Difesa Vista Onlus per sensibilizzare la popolazione a una maggior cura del proprio benessere visivo. Attività questa meno direttamente legata al business, ma fondamentale per accrescere la cultura del consumatore finale nei confronti dei prodotti del settore nel nostro Paese.

Quali le previsioni per i mesi futuri?
È difficile poter fare una previsione perché l’incertezza a livello internazionale, che è sempre il nemico principale con cui dobbiamo combattere, resta alta e il nostro mercato sta cambiando molto velocemente, forse più di quanto le aziende, soprattutto medie e piccole siano in grado di adeguarsi. Ci auguriamo che l’export continui a viaggiare sui livelli del primo semestre e che il mercato interno, spinto da un miglior clima complessivo e da una auspicata stabilità politica possa finalmente recuperare.