Rifunzionalizzazione e metamorfosi
di Giulia Gerosa
Grazie al commercio, edifici fortemente caratterizzati rinascono attraverso l’inserimento di nuove funzioni dando vita a metamorfosi virtuose.
Alla voce Interni, dell’Enciclopedia Treccani, Andrea Branzi afferma che “negli ultimi dieci anni sono giunte a maturazione alcune profonde trasformazioni urbane, che si sono attuate non tanto nel cambiamento dello scenario architettonico, quanto in quello continuo dei suoi spazi interni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione urbana i cui effetti non si sono limitati solamente al mercato immobiliare, ma hanno avuto un’importante ricaduta tanto nelle economie locali, quanto nel riassetto di disfunzioni urbane, e nello sviluppo positivo delle attività creative.
Quando si parla oggi degli spazi interni urbani, si deve tenere presente il ruolo che essi hanno acquistato nell’economia sociale delle città, le quali hanno cessato il loro ciclo di espansione sul territorio e sono passate a una fase ‘entropica’, costituita cioè dall’intensificazione dell’uso del patrimonio architettonico esistente, e anche da una nuova interpretazione funzionale dei vuoti urbani (strade, piazze e parchi)”.
Tale fenomeno si riscontra anche negli spazi commerciali che si inseriscono in edifici preesistenti cambiandone la funzione, mantenendo però un legame formale con la vita precedente del contenitore. Nei casi riportati di seguito possiamo leggere diversi approcci rispetto all’involucro esistente, in un crescendo di apparente divergenza tra contenuto e contenitore, secondo quanto riscontrabile nel panorama contemporaneo.
Un primo approccio prevede infatti una continuità con la funzione preesistente, come nel caso della Schrannenhalle di Monaco di Baviera, andando ad ampliare la proposta originaria con nuovi servizi che rendano l’offerta più articolata.
Un secondo orientamento si basa sul mantenimento dell’involucro e delle sue caratteristiche formali che viene messo in rilievo attraverso un continuo confronto con la nuova funzione.
Excelsior, che da cinema diviene concept store è un esempio di tale approccio, in cui lo spazio vendita si mostra nella sua natura di luogo della messa in scena attraverso un rimando continuo con il mondo cinematografico, come se si entrasse in un racconto in cui i diversi prodotti diventano protagonisti di un’unica sceneggiatura.
Nel caso di Hermès il flagship store si inserisce addirittura all’interno di un monumento storico Art Déco quasi parassitandone i valori intrinseci allacciandoli al legame con la tradizione, alla qualità dei materiali e all’attenzione per il dettaglio della maison parigina. In ultimo i casi in cui contenitore e nuova funzione lavorano sull’idea di contrasto, creando un iniziale stupore e disorientamento nell’utente dovuta alla nuova funzione in apparente contrasto con il contenitore rendendo la visita nello spazio commerciale un momento memorabile ed extra-ordinario.