Valore del gruppo e visione a lungo termine
Prosegue la pubblicazione di alcuni estratti, significativi per la professione ottica, dal manuale: “Conduci la tua vita!”.
Vorrei raccontarvi un aneddoto, risalente ad alcuni anni fa, che suggerisce quanti danni possa provocare la comunicazione sbagliata di un singolo a un team. Soprattutto se l’individuo in questione è il responsabile di quel team.
Solo due ore prima dell’inizio di una convention importante, fummo avvisati che c’era stata una fuoriuscita di informazioni e il pubblico, costituito da 300 dipendenti di quell’azienda, aveva dichiarato lo stato di agitazione, minacciando di disertare la convention, avendo saputo che l’azienda stava per tagliare 20 risorse umane. Il top management rimase di stucco.
Come autore e conduttore, io non fui considerato in quel primo momento e mi limitai ad ascoltare. Il rappresentante sindacale dei lavoratori aveva chiesto uffi cialmente all’Amministratore Delegato dell’azienda di poter leggere un comunicato di protesta davanti a tutti durante la convention, rifi utandosi, però, di farlo visionare prima. Il dirigente aveva negato il suo consenso e ne stava nascendo un’accesa discussione.
A quel punto il manager, un tipo non proprio simpatico, si girò e incontrò per caso il mio sguardo attento.
Mi disse con aria di sfida: “Lei che si occupa di comunicazione, Rasia, cosa farebbe al mio posto?” Invece di rispondere davanti a tutti, gli chiesi di appartarsi per un minuto.
Gli risposi: “Dottore, fra due ore dobbiamo salire su quel palco, per condurre insieme una convention importante, che stiamo preparando da due mesi.
Lei è l’arbitro assoluto di questo momento e può decidere quello che vuole. Sappia, però, che se nega ai suoi lavoratori la lettura del comunicato sindacale, lei salirà su quel palco affrontando due possibili scenari: o la sala sarà vuota o andrà incontro a fischi e contestazioni.
Sebbene lei sia il capo dell’azienda, lassù sul palco sarà uno contro tutti. Se, invece, accetta di far leggere quel documento, darà un segnale forte di apertura e di ascolto. Inoltre, saremo noi a scegliere la collocazione del momento sindacale, potendo inserirlo per esempio al ritorno dal coffee break, in modo da avere poi ancora due ore di convention per procedere con i nostri lavori.” Lui mi guardò. Andò a parlare al direttore commerciale e alla responsabile della comunicazione. Per fortuna mi diedero ascolto, ma questo non evitò all’azienda un errore clamoroso da parte del manager.
Al ritorno dal break, infatti, io annunciai il `momento aziendale’ e invitai sul palco il delegato che lesse il comunicato sindacale.
Si trattava di un ragionamento molto pacato, razionale e per niente eccessivo, nel quale i lavoratori esprimevano l’auspicio che l’azienda li ascoltasse di più, soprattutto in coincidenza di alcune decisioni che li riguardavano, come la carpolicy. Era fatta! Nessuna polemica e il gesto importante di aver accettato quel loro desiderio. Potevamo continuare la convention senza i temuti imprevisti. E, invece, quel manager salì sul palco dietro di me e prese la parola, compiendo quello che ritengo uno degli errori di comunicazione più gravi a cui io abbia mai assistito.
Disse: “Io vi ho fatto leggere questa specie di critica nei confronti della direzione e ora voglio che ascoltiate la mia replica. Non avete forse capito o non sapete che il bilancio di un’azienda si può riassumere in due voci. Le entrate e le uscite. Se le entrate diminuiscono, bisogna tagliare le uscite e nelle voci di uscita voi, con i vostri stipendi, siete il costo più alto per l’azienda!” Io rimasi esterrefatto! La sala scoppiò in un brusio che dopo qualche secondo si tramutò in fischi e aperte contestazioni.
La frittata era fatta. Anzi, rovesciata sul palco di quella convention, grazie ad un messaggio fra i più negativi che un manager potesse dare ai propri uomini ovvero l’azienda è fatta da noi manager e voi non contate niente, siete solo un costo da tagliare.
La dinamica del `noi-manager’ e `voilavoratori’ mi suggerì molto della mentalità egocentrica e autoriferita di quel pessimo manager, che per primo non aveva capito che l’azienda è esattamente il contrario, cioè un’unica entità indivisibile, fatta da manager che hanno certi compiti e lavoratori che ne hanno altri.
Gli uni tanto necessari e importanti quanto gli altri.
Ironia della sorte: sapete come si intitolava quella convention? “Il valore del gruppo: insieme verso il futuro.” Complimenti.
L’anno successivo quell’azienda fatturò il 20% in meno. Solo colpa della crisi?
TATTICA V.L.T.
Come in ogni aspetto della vita, anche in comunicazione è auspicabile una strategia per raggiungere il proprio obiettivo.
Innanzitutto, sebbene a qualcuno possa sembrare banale, bisogna averlo un obiettivo.
Prima di qualsiasi dinamica di comunicazione, chiediamoci: “Cosa voglio ottenere esattamente da questo incontro? Cosa vorrei che rimanesse impresso all’altra persona dopo il discorso che le farò?” e così via.
Qui vorrei brevemente soffermarmi sulla V.L.T., una tattica ben precisa che si nasconde dietro ad un acronimo dal significato semplice: Visione a Lungo Termine.
Comunicare è un po’ come giocare a biliardo: per colpire il pallino a destra, talvolta è necessario tirare a sinistra.
I giochi di sponda, poi, se bene impostati, faranno il resto.
La visione a lungo termine è determinante per la riuscita di ogni operazione.
Nonostante i periodi di crisi che, ciclicamente, il mercato ci sottoporrà sempre, la capacità di sognare un obiettivo, di metterlo a fuoco e di pianificare le azioni necessarie per raggiungerlo sono e saranno sempre di più fra i motivi di successo di alcune realtà aziendali.
Anzi, proprio agendo con una logica a lungo termine, molte crisi possono essere previste e combattute con strategie più efficaci.
Così ha fatto l’azienda del mio amico Lorenzo Comoletti proprio in concomitanza, nel 2009, di una delle peggiori crisi degli ultimi 50 anni.
Grazie ad una visione non ristretta al domani, ma volta ad un periodo temporale ben più generoso, la sua azienda è stata in grado di intuire ciò che sarebbe successo nei successivi 12/24 mesi, correndo ai ripari.
Ha reimpostato il business del retail, spostando alcuni investimenti e centralizzando la gestione degli acquisti e degli smistamenti dei materiali.
La mossa è risultata vincente, visto che oggi la sua azienda è uno dei leader del settore e fa registrare bilanci in attivo, per la soddisfazione di manager e lavoratori.
Un altro esempio utile per comprendere fino in fondo la validità della V.L.T. in comunicazione può essere quello dell’eco-guida.
Nelle pubblicità di tutte le case automobilistiche, oggi, la sicurezza ha lasciato spazio al risparmio.
Sapete qual è il primo consiglio che si dà ad un allievo che affronta un corso di “Coaching di Guida”? Guardare oltre il proprio naso.
Tutti fanno una smorfia appena sentono o leggono questo primo segreto, ma riflettendoci e mettendolo in pratica, poi, si rendono conto di quanto sia veritiero.
Guardare oltre il proprio cofano è il primo modo per accorgersi che il semaforo, laggiù, in fondo alla via, è rosso.
Dunque, è sciocco continuare ad accelerare per poi dover frenare bruscamente per fermarsi, un po’ come fa la maggior parte dei guidatori.
In questo modo, si consumano molto di più i freni e si necessita di più benzina per ripartire da fermi.
Sollevando semplicemente il piede dall’acceleratore e godendo dell’abbrivio naturale dell’auto (a consumo zero in quel momento), ci si avvicina al semaforo nel momento in cui probabilmente questo è diventato verde, si ingrana una marcia bassa per continuare la propria marcia, senza essere costretti a consumare carburante per far ripartire l’auto da fermo.
Qual è il segreto di tutto questo? Che non conta l’azione singola, ma l’insieme delle azioni.
In comunicazione è necessario sapere avere una visione a lungo termine, saper sognare, visualizzare con chiarezza il proprio obiettivo e poi realizzare una pianificazione rigorosa e severa.
Le domande che dobbiamo farci sono: quale visione voglio avere fra 3 mesi? E l’anno prossimo? Cosa sto facendo nel mio negozio o nella mia azienda per raggiungere quell’obiettivo.
Talvolta è sufficiente chiederselo per scoprire di non avere ancora una V.L.T.
Buon lavoro! Ma a lungo termine!