Come ti promuovo il Visual Training
Anto Rossetti
Coordinatore del corso Visual Training dell’IRSOO (Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria).
“Le forniture d’ausilio di occhiali o lenti a contatto rimangono essenziali, ma non possono essere le sole soluzioni offerte dagli optometristi”, sostiene Anto Rossetti.
Si è da poco concluso il corso di aggiornamento “La prescrizione del positivo e il Training Visivo nel trattamento dei più comuni disturbi funzionali della visione”, iniziato a novembre 2016 e pronto a essere replicato da marzo 2017. Dedicato a ottici e optometristi, il corso dell’IRSOO ha visto 16 professionisti interessati ad acquisire conoscenze, competenze, e abilità utili per fornire interventi di VT tra le proposte del proprio centro ottico o della propria attività professionale.
Tra i docenti coinvolti, anche con funzione di coordinatore responsabile, vi è Anto Rossetti, professore di fama nazionale per la didattica e la ricerca in ambito optometrico. Abbiamo scambiato qualche parola con lui sul corso e sui benefici che si possono trarre dal Visual Training o dalla prescrizione di occhiali positivi.
DA QUANTI ANNI VA AVANTI LA SUA COLLABORAZIONE CON L’IRSOO?
La mia collaborazione con l’IRSOO ormai va avanti da alcuni anni (devo ringraziare il direttore Alessandro Fossetti di avermi coinvolto), e si è concentrata nell’insegnamento della visione binoculare e, soprattutto, nell’aggiornamento.
SI È APPENA CONCLUSO IL CORSO, COME LE SEMBRA SIA ANDATO?
È andato molto bene. Il corso è nato, come recita il titolo, per studiare il trattamento dei disturbi funzionali più comuni: non si parla, quindi, di disturbi organici o di strabismo (anzi, gli strabici vengono esclusi a priori, affidati agli studi degli ortottisti e dei medici).
Nel corso si parla di condizioni fisiologiche, dove la visione è pressoché normale ma ci sono delle variazioni rispetto alla condizione di normalità (come può essere una foria più elevata del solito, o una messa a fuoco per vicino o una convergenza inadeguata), che comunque possono essere causa di fastidio per la persona o di difficoltà nelle attività da vicino.
Ecco, il corso si è concentrato su questi tipi di casi, sui più comuni disturbi funzionali.
Il modello-guida è l’opera essenziale e lontana da meccanicismi di Stanley Crossman (docente universitario di optometria in Florida e Porto Rico, dove ero uno dei suoi allievi, ma ben noto anche in Italia).
CI SONO STATE ANCHE PRECEDENTI EDIZIONI, CHE COS’È CAMBIATO?
Questa è già la terza edizione ed è cresciuto molto. All’inizio era un solo fine settimana, un’introduzione, adesso è diventato un corso da tre fine settimana, separati ognuno da un mese durante il quale i colleghi svolgono attività nel loro studio. Negli incontri successivi portano le loro riflessioni, spesso acute e importanti.
C’È UNA PARTE TEORICA E UNA PRATICA?
Certo. Con i colleghi si approfondiscono fondamenti (sia optometrici che di neurofisiologia) e si razionalizzano tecniche d’esame e di gestione. Poi c’è una lunga parte pratica sia di simulazione qui in sede a Vinci, ma anche di confronto sui casi che i professionisti vedono nella propria pratica professionale, riportando a lezione i dati clinici e creando un confronto costruttivo su questo.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL CORSO? A CHI È RIVOLTO E COSA SI PUÒ FARE DOPO, DA UN PUNTO DI VISTA CLINICO?
Si acquistano conoscenze e mezzi sia per aiutare le persone con questi problemi visivi, sia per riferire e inviare le condizioni più critiche alle attenzioni di un medico. L’idea di base è proprio questa: innanzitutto si esamina se la condizione visiva è in ordine (per i parametri che le linee guida considerano essenziali), poi si valuta se è necessaria una visita approfondita dal medico.
Accanto alla propria attività di esame, diagnosi e trattamento optometrici, c’è una funzione importante di screening, che non porta certo a una diagnosi né a trattamenti medici, ma è fondamentale perché non è affidata ad altre figure, un po’ perché non incontrano le persone nelle fasi primarie dei disturbi, un po’ perché non hanno la strumentazione e/o le conoscenze specifiche sulla visione.
PERCHÉ È IMPORTANTE CHE UN OTTICO OPTOMETRISTA S’INTERESSI AL TRAINING VISIVO?
Perché circa il 20% della popolazione generale può andare incontro a disturbi del genere, che possono essere sintomatici o meno, e quindi, fino al momento del controllo approfondito, può non apparire nulla.
Questo tipo di disturbi legati alla visione binoculare, che poi vengono trattati con il Visual Training, possono anche influire sull’apprendimento, ad esempio rendendo difficile la lettura o rendendola stancante, quindi, specie in età evolutiva, tutta l’attività di apprendimento viene inutilmente appesantita, se non addirittura rallentata. Ad esempio, ricordo bene il caso di un ragazzo disgrafico (con certificazione DSA) che aveva un problema di visione binoculare trascurato: la sua scrittura migliorava nettamente con una semplice correzione ottica o dopo un training.
APPURATO CHE È INDISPENSABILE LA CONOSCENZA DEL VISUAL TRAINING, C’È ANCORA INTERESSE DA PARTE DEGLI OTTICI OPTOMETRISTI IN QUESTO CAMPO?
Diciamo che si è rinverdito. È un interesse tradizionale, che per un po’ è stato sostituito dalle lenti a contatto; adesso, invece, sta ritornando, perché i centri ottici di un certo livello sanno che devono orientarsi sempre di più ad offrire servizi diversificati. Le forniture d’ausilio di occhiali o lenti a contatto rimangono essenziali, ma non possono essere le sole soluzioni offerte.
UN CORSO COME QUESTO PUÒ ESSERE MIGLIORATO O SVILUPPATO DIVERSAMENTE?
Ogni corso può essere ottimizzato, ma siamo felici perché vediamo che a ogni edizione cresce ed è già stato richiesto dai partecipanti un corso di approfondimento. Non sarà facile perché per corsi più avanzati avremmo bisogno di pazienti “veri” da trattare e per un certo periodo. Per adesso puntiamo a mantenere e consolidare intanto il livello di “fondamenti” nella speranza che esame optometrico della binocularità e Visual Training diventino una competenza base per vari optometristi; in futuro potremo pensare a un altro corso come approfondimento, magari su casistiche specifiche