L’ottico deve diventare imprenditore.

In questo numero diamo la parola a Massimo Barberis, Direttore Generale di OXO Italia, per capire la visione e le strategie utilizzate da questa realtà nel supporto della propria base associativa.

In questi mesi abbiamo seguito da vicino il consorzio OXO Italia, che prima di MIDO 2020 aveva annunciato l’attuazione di una serie di metodologie e strumenti per dare valore ai propri centri ottici.

La pandemia ha ovviamente mutato il modus operandi dell’intero comparto e il consorzio ha plasmato le novità che aveva deciso di introdurre al fine di rafforzare la posizione sul mercato dei propri associati.

Barberis, oltre a spiegare in questa intervista gli strumenti scelti dalla sua società, ci delinea la sua visione di come gli ottici dovrebbero strutturare la propria impresa.

Ci racconterebbe il percorso intrapreso da OXO in questi ultimi mesi?

Al fine di garantire un supporto alla nostra base associativa, il consorzio non si è mai fermato nemmeno durante il lockdown. Dal momento della riapertura abbiamo basato la nostra strategia sulla formazione ma, soprattutto, sulla comunicazione. Riteniamo che quest’ultima sia un asset strategico fondamentale in questo delicato momento in cui il consumatore è disorientato.

A tal proposito, abbiamo predisposto una serie percorsi legati al personal branding per i nostri centri ottici: è necessario riposizionare la propria organizzazione e trasmettere valore ai propri clienti.

Quali strumenti avete scelto per realizzare questo percorso?

Li racchiuderei in tre aree. In primis l’Academy Oxo che, supportata dalla nostra rete internet, propone corsi di formazione tematici con l’obiettivo di creare valore per i consorziati, migliorare la loro capacità di business e di differenziazione sul mercato. Abbiamo inoltre lanciato la piattaforma di e-commerce: OxoShop.

Di fatto vuole essere un servizio di valore aggiunto: non è una e-commerce di prezzo, ma una vetrina per offrire un servizio. Questo strumento si è rivelato molto utile per il comparto della contattologia. Infine, abbiamo lanciato la piattaforma di comunicazione con il canale medico: OxoLink.

Crediamo sia fondamentale incentivare il dialogo all’interno della filiera, soprattutto in questo particolare momento storico in cui la salute rappresenta un tema fondamentale. Ci siamo ispirati a LinkedIn: vuole essere un percorso professionale con l’obiettivo di fare crescere il livello cultuale del mercato.

 Siete soddisfati delle vostre scelte? Ci delineerebbe un primo provvisorio bilancio?

Assolutamente sì. Per l’Academy, ad esempio, abbiamo coinvolto oltre il 50% della nostra base associativa ed è un risultato importante. OxoLink sta riscuotendo un forte successo: ci stanno chiamando imprenditori esterni dal nostro comparto che vogliono capire ed analizzare questo strumento per poterlo applicare alle loro realtà.

La base e-commerce ha bisogno di un periodo di tempo più lungo per riuscire a delineare un bilancio, ma è sicuramente apprezzata.

Quanto è fondamentale fare cultura nel vostro settore?

È fondamentale sempre, a prescindere da questo momento. Viviamo in un mercato che si sta progressivamente banalizzando ed è importantissimo riuscire a dare all’ottico un imprinting imprenditoriale. Purtroppo molti ottici ragionano “nel breve” e questa forma mentis è molto pericolosa, soprattutto quando accadono eventi inaspettati come in questo periodo: avere una visione strategica è determinante.

Secondo lei all’interno del mercato si è creata in questa situazione di emergenza una visione comune?

Se parliamo di industria ogni azienda ha la propria strategia ma in linea generale sono state attuate politiche simili. Mi sembra che ci sia una comunione di visione… Probabilmente chi ha sofferto un po’ meno è la contattologia che si è riscoperta e ha lavorato in maniera qualitativa, cercando di trasferire concetti e metodologie alla base associativa.

Qual è il futuro dell’ottico a suo parere?

Spero che in qualche modo ci sia un ricorso maggiore alla vendita di qualità e di valore. Il consumatore in questo momento a mio avviso è alla ricerca della qualità. Non dobbiamo dimenticare che il Covid ha avuto ovviamente un’influenza anche sulla capacità di spesa della famiglie, che è diminuita.

Credo che si possano creare strumenti per venire loro incontro in questo senso offrendo però la qualità. L’altra leva importante è che il settore impari a comunicare meglio, in maniera strutturata e con politiche condivise.