Luneau Technology – Paolo Lunghi: Il futuro è l’eyecare
di Paola Ferrario
La collaborazione tra l’ottico optometrista e l’oftalmologo rappresenta la direzione giusta per fare crescere il comparto. Parola di Paolo Lunghi, Direttore Generale della filiale italiana di Luneau Technology.
Nel 1984 Paolo Lunghi entra nel settore dell’ottica. La sua esperienza si lega poco dopo, nel 1987 per l’esattezza, all’attuale Luneau Technologies iniziando come Responsabile Commerciale di un’area, poi come Product Manager, successivamente come Direttore Commerciale ed infine dal 2001 come direttore generale della filiale italiana. La sua visione sul settore è chiara e anche positiva. Scopriamola in questa intervista.
Quali sono stati i cambiamenti significativi sia in positivo che in negativo del comparto della strumentazione?
Il fattore fondamentale è la tecnologia che ha subito negli anni un’evoluzione veramente significativa: nel laboratorio ad esempio dalle mole con la dima di plastica siamo passati alle mole computerizzate che oltre alla maggiore precisione sono in grado di effettuare anche tutti i tipi di lavorazione come canali nylor, fori e così via.
Lo stesso discorso può essere applicato alla strumentazione: nel 1987 il massimo dell’espressione tecnologica in un centro ottico erano gli autorefrattometri, adesso il parco strumenti disponibile è di gran lunga aumentato. La maggior parte degli ottici optometristi oggi per effettuare una buona refrazione utilizza quotidianamente aberrometri oculari, topografi, tonometri a soffio.
L’evoluzione della tecnologia ha anche reso il lavoro più interessante. Ovviamente, come in tutto, c’è il “rovescio della medaglia”: le aziende devono investire moltissimo per avere i propri collaboratori sempre aggiornati a livello tecnologico per poter fornire un supporto e un’assistenza valida!
Quali di questi cambiamenti le sono piaciuti meno e perché?
In realtà, non ho registrato significativi fattori negativi. Sicuramente, come per tutti i mercati la crisi economica ha inficiato ovviamente anche il nostro comparto, le aziende devono essere molto più oculate rispetto al 1987, il nostro settore è diventato più competitivo e tutto ciò richiede una maggiore attenzione su tutte le decisioni da prendere.
Quali fattori invece hanno contribuito a fare crescere l’industria dell’ottica?
È aumentata in maniera esponenziale la gamma delle soluzioni che gli ottici optometristi possono offrire ai loro clienti, dall’ampia scelta delle montature, sia in termini di fashion brand che di materiali, alle nuove tecnologie delle lenti, dei loro trattamenti e delle loro geometrie.
Chi ha saputo cogliere queste innovazioni, oltre che a incrementare il proprio business, rispetto al passato, ha sicuramente offerto ai propri clienti un prodotto molto più performante e soddisfacente.
In Italia qual è il livello di sensibilità dell’ottico nei confronti delle innovazioni tecnologiche degli strumenti?
In Italia, come in generale in Europa, c’è la tendenza a fidelizzare il cliente indirizzandolo a spostarsi verso l’eyecare, e collaborare con gli oculisti per realizzare gli screening.
Per tutti i problemi visivi, generalmente il primo interlocutore infatti è l’ottico, non l’oftalmologo. L’ottico, quindi, per dare un buon servizio al cliente, non deve sostituirsi all’oculista ma collaborare con lui, indirizzandolo, in caso di necessità, verso quest’ultimo. Ci sono grosse catene europee che si stanno spostando in questa direzione.
Si potrebbe fare di più per sensibilizzare l’ottico?
La nostra azienda, ad esempio, propone corsi per sensibilizzare gli ottici sulle possibilità di offrire servizi di eyecare. Abbiamo avuto una risposta molto positiva da parte degli ottici ed è quindi nostra intenzione continuare su questa strada e portare nuove tecnologie attraverso i nostri strumenti.