Occhiali come sculture

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Frédéric Beausoleil racconta la sua storia e la sua ultima avventura come Direttore Creativo di Acuitis.

Tra i designer che hanno fatto dell’avanguardia il proprio credo, Frédéric Beausoleil è sicuramente una delle voci più importanti e influenti dei nostri tempi. Lo abbiamo incontrato durante la convention Netcity dedicata agli ottici che hanno aderito al progetto Acuitis (vedi articolo a pagina 26), di cui è Direttore Creativo.
La sua storia è pura passione, come ci ha dichiarato: «Il leit motiv delle mie collezioni è la “passione” e, per fortuna, faccio un mestiere dove posso esternarla ogni giorno». Una storia che inizia grazie a sua madre, la prima donna ottica in Francia, la quale gli ha trasmesso l’amore per la musica e l’arte: «Era violinista e pittrice. Ho iniziato a lavorare nel suo negozio di Nantes per pagarmi le vacanze. Aveva una visione nuova del mestiere e aveva deciso di dedicare il suo punto vendita non alle griffes o ai marchi noti ma esclusivamente ai giovani creatori del tempo: Alain Mikli, La Font, Robert Marc… Ho avuto così la possibilità di avvicinarmi alla loro creatività e di crearmi un vero patrimonio culturale nell’occhialeria.
In realtà, non volevo fare l’ottico perché vedevo tornare mia mamma tutte le sere molto stanca! Avrei preferito fare l’artista e il mio hobby era la scultura.
Mia madre mi consigliò di imparare un mestiere e coltivare parallelamente il mio amore per l’arte.
A 17 anni i miei genitori mi hanno mandato a Morez, la culla dell’ottica in Francia, per frequentare la scuola di ottica che però ho finito a Parigi».
Il suo primo occhiale è nato per amore: «Ho disegnato la prima montatura per una fidanzata ma avevo bisogno di un posto dove produrla.
Ho avuto l’indirizzo di un artigiano che aveva creato il suo laboratorio dopo la Seconda Guerra mondiale.
Era il 1986 e quando sono entrato nel suo atelier di soli 20 mq, lo scenario era il seguente: c’erano poche macchine e un signore di 74 anni che aveva perso un occhio e una miopia di meno 12 nell’altro occhio. Il muro era tappezzato di montature che poi erano le stesse dei migliori designer francesi dell’epoca. Ne sono rimasto affascinato e mi è apparso come un luogo magnifico.
Gli ho dato il mio disegno a suo parere molto mediocre e dopo 15 giorni sono tornato a prendere l’occhiale; ho capito in quel momento che era ciò che desideravo fare nella vita: unire la professione di ottico con la scultura».
A quel punto l’unico ostacolo per poter realizzare i propri sogni era il denaro: «Ho utilizzato la diplomazia per convincere mia madre a finanziarmi un appartamento a Parigi perché desiderava che iniziassi a lavorare nel suo punto vendita. Dopo aver ottenuto il suo benestare, ho creato, la Lunettes Beausoleil e convinto l’artigiano a prendermi come apprendista.
Sono rimasto con lui 8 mesi. Lavorava gli occhiali come nel 18esimo secolo e solo alla fine del mio apprendistato mi ha svelato tutti i piccoli segreti per creare un occhiale».
Da questo punto in poi alla fase creativa di Beausoleil affianca quella imprenditoriale: nel 1990 crea una piccola galleria d’arte dove ospitava i suoi amici pittori e partecipa al Silmo con uno stand piccolissimo riscuotendo un gran successo: «ho venduto 3000 paia di occhiali ai più grandi ottici del mondo!».
Era quindi arrivato il momento di fare il gran passo e Frédéric va nello «Jura per trovare un produttore. Ma, dato che non ero un designer affermato e non avevo soldi, nessuno ha voluto realizzare i miei occhiali. Non mi sono però dato per vinto. Tra l’altro, avevo creato gli stampi in modo talmente originale che nessuno riusciva a fabbricarli. A quel punto, ho comprato alcune macchine vecchie e chiamato alcuni meccanici del settore delle auto che le hanno sistemate».
«A giugno del 1990 nasce così la mia prima collezione che si sviluppa nel giro di breve tempo nel Nord America, Giappone e Australia, dove ho creato le mie filiali. A quel tempo avevo 80 dipendenti e una piccola fabbrica caratterizzata dall’artigianalità delle lavorazioni dove lavoravano 30 persone».
Durante questi anni Beausoleil ha messo la sua creatività a servizio anche di altri brand: otto anni per Cartier e cinque per Louis Vuitton.
La situazione cambia però con l’arrivo della crisi del 2008 che ha colpito soprattutto «i paesi dove avevo le mie filiali (gli ottici avevano perso il 30/40% del loro fatturato) e gli Stati Uniti. A quel punto realizzo che la mia azienda era fragile perché non avendo distributori, tutti i rischi erano sulle mie spalle nel momento in cui le banche avevano chiuso i finanziamenti. Al Silmo di quell’anno viene al mio stand Daniel Abittan, uno dei fondatori di GrandOptical, per conoscere le tendenze e avere la mia opinione sul mercato perché i suoi punti vendita vendevano molto bene i miei occhiali.
In quell’occasione gli dichiaro la mia volontà di smettere di lavorare con i gruppi del lusso perché dovevo concentrarmi sulla mia azienda. A quel punto mi ha confessato di avere in cantiere un nuovo progetto e mi dà appuntamento il 2 gennaio al Cafè de Flore alle 8 del mattino. In quell’occasione mi disse: “Faremo negozi quasi belli come quelli di Louis Vuitton, prodotti belli come quelli di Hermès, un servizio alla Four Seasons, ma con un prezzo alla WallMark. Vuoi fare parte di questa avventura?”.
Conosco Daniel e mi fido molto del suoi intuito e dopo un anno ho “sposato” la famiglia Acuitis. Nel progetto c’è anche Marcel Cézar e Manuel Conejero e il figlio di Daniel, Jonathan. Ora solo il loro Direttore Artistico e in Italia siamo presenti in esclusiva nei negozi Netcity, dove si possono trovare anche le mie collezione, Frédéric Beausoleil e FB”. Questa è l’avventura di Frédéric Beausoleil, il designer che crea gli occhiali non partendo da un semplice disegno ma scolpendo la materia. Un’avventura che in Italia è tutta in salita e che farà molto parlare si sé.