Ottica Berto – Betti Bellani – Betti e i “vagabondi”
Da pochi giorni è stato pubblicato il suo secondo libro “Le avventure dei Berto’s 2.0” i cui proventi vengono interamente devoluti in beneficenza all’associazione Australian Shepherd Rescue Italia.
È raro incontrare persone in grado di trasmetterti positività. Betti Bellani, titolare insieme al marito Paolo di “Ottica Berto” a Loano (Sv), invece è riuscita a conquistarci con il suo entusiasmo fin dal primo contatto.
Negli anni ha trasformato la sua solarità in iniziative che l’hanno vista aiutare cani (ne possiede tre) e gatti abbandonati. Ad esempio è riuscita a “mutare” quadri in scatolette per cani: su una pagina di Facebook creata ad hoc – “Asta di beneficenza pro pelosi” – ha lanciato una vera e propria asta dove proponeva quadri regalati da volontari di tutto il mondo, in cambio, invece di denaro contante, scatolette per sfamare i randagi. Quindi, chi avesse offerto maggior numero di scatolette avrebbe portato a casa il quadro prescelto! L’idea ha riscosso un gran successo e il cibo è stato donato ad alcuni canili e alle cosiddette “gattare” della zona.
Un’altra iniziativa degna di menzione è la lotteria che ha visto coalizzati 50 commercianti di Loano che hanno fornito ciascuno un premio. In cambio del biglietto veniva richiesta la consegna di cibo per gatti e altri animali, destinati poi a famiglie e “gattare” con difficoltà economiche.
Fiore all’occhiello deIla sua attività filantropica è il libro “Le avventure dei Berto’s” il cui intero ricavato è devoluto all’ASRI – Australian Shepherd Rescue Italia, associazione che si occupa di stalli, adozioni e cure mediche per Australian Shepherd in difficoltà.
Betty ha cominciato postando racconti umoristici sulla sua pagina di Facebook incentrati sulle sue avventure quotidiane e, visto l’elevato numero di “like”, ha deciso di raccoglierli in un libro. Da qualche giorno è in vendita presso il suo punto vendita il sequel “Le avventure dei Berto’s 2.0”. Anche in questo caso i proventi saranno devoluti all’associazione.
Ci racconteresti qual è stato l’excursus che ti ha portata da Milano a trasferirti a Loano?
Il motivo è stato Paolo, mio marito. I miei genitori avevano deciso che quella lontana estate sarebbe stata l’ultima che la mia famiglia avrebbe passato a Loano ma, tre giorni prima di partire, ho conosciuto Paolo e ci siamo innamorati. La mia vita ha subìto uno sconvolgimento: a settembre, al mio ritorno a Milano, avrei dovuto iscrivermi alla Facoltà di Architettura e invece ho cambiato tutto e ho deciso di andare a studiare ottica a Perugia.
Qualche rimpianto o rimorso in merito alla tua scelta?
Assolutamente no! Sono contenta! È stata improvvisa ma si è rivelata essere quella giusta.
Quando è iniziata la tua avventura lavorativa?
Durante gli studi facevo la pendolare tra Milano, Perugia e Loano. Quando ero in Liguria lavoravo in negozio con Paolo.
Dopo il diploma cosa hai fatto?
Mi sono trasferita qui e ho iniziato a lavorare a tempo pieno nel nostro punto vendita, che ai tempi, era di proprietà anche di mio suocero. Ho però deciso di rilevare la sua quota e da qui è partita l’avventura professionale che dura da trent’anni con Paolo.
Come interagite nel vostro punto vendita tu e tuo marito?
Siamo due persone completamente diverse: io sono esuberate e casinista, Paolo è posato e preciso. Lui si occupa del laboratorio, fa le incisioni sulle lenti e tutti i lavori che richiedono molta attenzione; per me invece il nostro negozio è un punto di ritrovo: c’è gente che lascia la spesa, viene anche solo per una chiacchiera, porta le torte…
Tra i tuoi compiti rientra quindi anche l’attività di PR del vostro punto vendita…
Sì, organizzo molti eventi. Abbiamo iniziato a proporre aperitivi in negozio dopo la chiusura e ogni volta mettiamo un contenitore dove si può lasciare un’offerta per il canile e tutti fanno volentieri una donazione. Inoltre realizziamo shooting con i clienti sponsorizzati da L’Amy, realtà che mi segue ogni volta che mi invento qualcosa.
Quanto influiscono sul cliente queste attività di PR?
Tanto. Non sono attività lucrative ma ho un ottimo riscontro a livello di fidelizzazione. C’è la crisi e non possiamo pretendere molto! In questi eventi senti persone che hanno perso lavoro, che si vedono ridotto l’orario… e, grazie a queste occasioni, si sentono a casa, sentono che siamo una famiglia. Non lo faccio per avere un riscontro economico ma perché il nostro lavoro non è una cosa fine a se stessa, ci dobbiamo prendere cura del benessere visivo e seguire il cliente anche dopo la vendita. E non è poco!
Ancora oggi il negozio di ottica è visto come un luogo asettico ma non lo è e queste occasioni lo dimostrano.
Cosa rispecchia di te il tuo punto vendita?
Tutto! L’idea è mia! Non è il tipico negozio di ottica… L’abbiamo ristrutturato due anni fa e abbiamo mantenuto i soffitti del Cinquecento e i pavimenti originali. Abbiamo inoltre recuperato un portale da una casa del ‘500 di Albenga e un bancone che era un vecchio tavolo da falegname. Ci è costato molto ma ne è valsa la pena. L’interior designer che ci ha seguiti è Cesare Vignola.
Se ti dovessi descrivere, quali parole useresti?
Dicono tutti di me che sono gioiosa, un po’ pazzerella e positiva. Non riesco mai a vedere il male nelle cose e nelle persone.
Quanto c’è del tuo modo di essere nella scelta delle collezioni?
Tanto, ma a volte sbaglio. Però se un occhiale non mi piace non riesco a venderlo anche se ha un nome altisonante.
Qual è secondo te il brand emergente che è destinato ad avere successo?
Più di uno: Hangar, Rebel, My Way e Glassing. Le nuove proposte che curano i dettagli, incluso il packaging, trasmettono la voglia di novità.
Il suo designer preferito?
Alain Mikli… Un genio, difficile però da vendere sul nostro territorio.
Quali tipo di montature chiedono i tuoi clienti?
Vogliono sempre qualcosa di “esclusivo”. Per questo motivo seguo una politica particolare: cerco di non ripetere i colori e non vendo mai due occhiali della stessa tonalità. Ad esempio, mi è capitato che una cliente acquistasse una montatura ciclamino e una sua amica la desiderasse. A quel punto ho chiamato la signora a cui avevo venduto l’occhiale per chiederle se non avesse niente in contrario che lo acquistasse anche l’amica.
Quali sono i tuoi hobbies?
Tantissimi! Ma non ho mai tempo! Amiamo molto viaggiare: abbiamo girato ovunque e abbiamo amici in tutto il mondo. È difficile che vada in un posto e non conosca qualcuno! I viaggi sono anche uno stimolo per il mio lavoro, mi aprono la mente.
Qual è il tuo rapporto con gli animali?
Il rapporto più bello che si possa instaurare. Anche nei nostri viaggi ci dedichiamo a loro: abbiamo fatto i volontari in Australia per i canguri e i kaola. Il mio sogno sarebbe trasferirmi a vivere in una fattoria.
Quanti cani hai?
Tre: Sissi, Alice, due Bolognesi, sono mamma e figlia, e Victoria, un meticcio Border Collie e Australian Shepherd. Sono state la mia scelta migliore.
So che ha scritto un libro: “Le avventure dei Berto’s”. Come è nata l’dea?
Qualche anno fa mi sono ammalata e ho deciso di adottare un cane, la piccola Victoria, e in questa occasione ho avuto modo di conoscere l’associazione Australian Shepherd Rescue Italia. Sono persone fantastiche che si occupano di trovare casa ai pastori australiani: in attesa di una collocazione stabile, i cani vengono dati in stallo ad alcune famiglie e l’associazione paga le cure veterinarie e fornisce il cibo durante quel periodo.
Per aiutarli, ho deciso di scrivere il libro i cui proventi sono destinati in toto a loro. Il tutto nasce quando ho iniziato a raccontare su Facebook le avventure dei miei viaggi durante cui combino sempre qualcosa di interessante o divertente.
E ho avuto un successo incredibile: risultavano divertenti e raccoglievo un sacco di “like”. In realtà, sono stati i dottori da cui sono in cura a spingermi a trasformarle in un libro: era un modo per portare gioia alle persone e la cosa ha funzionato così bene che di li a poco è uscito il sequel, “Le avventure dei Berto’s 2.0”.
Le illustrazioni di ambedue le pubblicazioni sono di Paolo. La cosa bella è che nel primo libro erano molto stilizzati e i bimbi li coloravano, per questo motivo li abbiamo riproposti in questa edizione.
Avresti voglia di condividere con i nostri lettori una tua storia?
Certo! Il titolo è “Lo zoo in bottega”. “In ventinove anni di lavoro in bottega sono entrati diversi “animali” dalla nostra porta; sono seria, non sto riferendomi a personaggi maleducati o altro, quelli purtroppo ci sono stati ma meglio dimenticarli, sono entrati dei veri esemplari del mondo animale alcuni graziosi altri un po’ meno. Abbiamo avuto il geco “Geremia” che ha vissuto nella vetrina diversi mesi, amato e protetto da tutti soprattutto da noi nella speranza che ci portasse fortuna. Quando sparì ci sentimmo tutti più soli e ai bambini raccontai che era partito con la sua fidanzata.
In una bella giornata di maggio ci fu il salvataggio di un gattino caduto dalla finestra dell’appartamento sopra la bottega; ferito, si nascose nel laboratorio e solo Paolo, protetto da teli, riuscì a catturarlo e a portarlo d’urgenza dal veterinario.
La vecchia signora, proprietaria del gattino, ci ricambiò il favore regalandoci per settimane piante e mazzi di fiori. Entrarono passerotti e piccioni, un gabbiano e delle farfalle, una libellula bellissima ma l’ingresso più bello merita di essere raccontato per benino. Era la fine di ottobre… ‘Betti, vado in banca, lascio la porta aperta così asciuga il pavimento’ e così dicendo Paolo esce dalla bottega per rientrarvi una ventina di minuti dopo. La porta è ancora aperta così la socchiude; per scendere nel laboratorio che rimane sotto il negozio, bisogna passare dalla zona di rifrazione e lì incredulo vede una papera sulla poltrona delle visite.
Sgrana gli occhi, si rende conto che è viva e che lo sta guardando incuriosita e per niente spaventata.
A bassa voce, per la paura di agitarla mi dice: ‘Betti, c’è un’anatra che mi sta aspettando per fare l’esame della vista’. Sapendo che quella mattina una nostra cliente sarebbe venuta a controllare la vista subito penso che Paolo dica così per fare la battuta alla signora Patrizia nel frattempo arrivata ma, al tempo stesso, penso che sia impazzito a chiamarla ‘anatra’ non essendo proprio in confidenza. Mi avvicino alla scala: ‘Ma sei fuori di testa? Hai visto il saldo e sei impazzito mi sa’ e lui con un cenno della mano mi dice: ‘Sali’. E finalmente la vedo: bellissima e serena sulla poltrona accovacciata.
Inizio a sorridere, in effetti io non sono poi così coraggiosa e non ci penso ad avvicinarmi; Paolo continua dicendomi: ‘In verità è un germano reale, un bellissimo esemplare di maschio lo capisci dai colori e dal becco giallo’. Io penso: ‘Ci siamo, adesso si sente uno zoologo e con il timbro di voce stile Claudio Capone, la voce dei documentari più belli di Piero Angela, mi racconterà tutto su questa anatra’, ma dico ‘Sarà anche un germano, Paolo, ma ora che si fa?’.
Tranquillo e visibilmente felice, Paolo gli si avvicina e lo accarezza, poi parlando con entrambi dice: ‘Lo riporto al fiume’ e così dicendo se lo mette sotto braccio ed esce dalla bottega. Provate ad immaginare i nostri vicini che lo videro uscire con il germano sotto braccio, la battuta più simpatica fu: ‘Da Berto pure i reali volano a fare l’esame della vista’.
Quante risate nei giorni successivi al ricordo del momento, ci siamo chiesti come abbia fatto ad entrare proprio nella nostra bottega. Non trovando risposta, sosteniamo che è certo che siamo simpatici agli animali!”.
Dopo possiamo trovare i tuoi libri?
Nel mio punto vendita.