Pensieri liberi.

“A poco a poco il ‘buon design’ sarà riconosciuto dalle persone,” Akira Ishiwatari.

Quali sono state le tappe fondamentali della sua attività di designer?

La mia carriera è iniziata nel 1980, quando ho trovato lavoro presso un affermato negozio di occhiali in Giappone, Hakusan Eyeglass Store, che vanta una storia di oltre 100 anni. Qui ho appreso le basi dell’optometria, la tecnologia per la creazione delle lenti, le tecniche fondamentali del marketing e le metodologie relative al servizio clienti. Successivamente, nel 1984, abbiamo iniziato a progettare una nuova società chiamata Lunetta Bada, sempre all’interno dello stesso gruppo.

Nel 1994 è avvenuta la grande svolta e ho lanciato il mio primo marchio: Sucuderia. Successivamente mi sono unito ad Alan Miki creando nel 1998 la Mikli Japan. Nel 2004 ho fondato Djet inc, realtà orientata alla progettazione e sviluppo di prodotti per lo stampaggio perfetto. Nel 2008 ho lanciato la linea pLAtOy.

Quali temi sviluppa nelle sue collezioni?

Gli occhiali che disegno hanno una varietà di impronte, nature e colori che ho sempre mantenuto nel tempo. Credo che stia esprimendo il culmine del mio design che ho coltivato per molti anni senza essere consapevole delle tendenze attuali. Naturalmente è importante che la tecnologia di progettazione sia adatta agli occhiali: diciamo che nei miei occhiali il 95% segue rigorosamente questa regola, ma il restante 5% è pura giocosità.

 Come combina la cultura giapponese e quella italiana?

Attualmente ho un contratto di progettazione con Faoflex in Italia. Nella fabbricazione degli occhiali da vista, il materiale utilizzato è l’acetato di cellulosa e le parti metalliche sono prodotte in Giappone, esportate in Italia per poi terminare il processo produttivo nello stabilimento della Faoflex.

Quest’ultima riceve i miei disegni, importa l’acetato della Takiron Rowland (unica fabbrica di acetato del Giappone) e la minuteria della Tegaseiko, unendo poi disegni e materiali giapponesi con la produzione italiana.

La fabbricazione degli occhiali deve essere considerata come la creazione di un piatto: il cibo italiano e quello giapponese fanno buon uso degli ingredienti. Ed è proprio questa affinità ad esprimere il loro legame.

Qual è la sua visione dell’occhiale post COVID-19?

L’epoca che stiamo vivendo contrassegnata dalla pandemia causata dal Coronavirus rappresenta un disastro senza precedenti in tutto il mondo. Vorrei esprimere le mie sincere condoglianze ai parenti di coloro che sono deceduti per il virus e i miei sinceri auguri a chiunque sia stato infettato. Dobbiamo fare uno sforzo per evitare che ogni persona venga infettata. Non riesco a immaginare la mia visione attuale.

Come cambierà il mondo dell’occhiale d’avanguardia?

Il design all’avanguardia è talvolta il primo “brutto anatroccolo”. A poco a poco il buon design sarà riconosciuto dalle persone e diventerà un bellissimo cigno!