Un laboratorio Open-Minded

Ricerca, spirito artigianale e forme importanti sono alla base della creatività di Alessandro Monticone. Designer-imprenditore illuminato, ha deciso di ampliare la sua visione creando prodotti in co-branding con artisti, designer e stilisti emergenti. con un occhio sempre vigile al concetto di sostenibilità.

Dopo aver lavorato in un’importante azienda dell’occhiale negli USA, Alessandro Monticone decide di rilevare Fabbricatorino, azienda artigianale che produce occhiali dal 1922. Da qui parte l’avventura come direttore creativo del suo brand (e anche CEO). Non una semplice realtà produttiva ma un laboratorio creativo, dove sperimentazione e contaminazione rappresentano il core.

Ma nono solo, l’azienda si è posta sul mercato con una mission precisa: mettere il know-how della tradizione artigianale al servizio della visione contemporanea e futuristica di artisti, designer e stilisti per la creazione in co-branding di prodotti alto di gamma in serie limitata. Alessandro quando sei entrato nel mondo dell’occhiale? Anni fa: lavoravo per un brand italiano negli USA. Ma

diciamo che la mia visione di designer è stata fortemente influenzata dalla mia esperienza pregressa nel settore automotive e dell’industrial design. Le linee bold mi hanno fortemente influenzato e sono alla base delle mie collezioni.

Quali sono gli elementi alla base del tuo brand?

L’attenzione alle forme è accompagnata da elementi imprescindibili: l’artigianalità, la sperimentazione e la contaminazione. Creare un brand d’avanguardia significa avere una visione open-minded: cosa ne pensi? Assolutamente sì. Significa avere una visione aperta, verso il mondo esterno, gli altri settori e le nuove menti. Il tutto con un’attenzione all’artigianalità che, ripeto, è un fattore a cui un marchio all’avanguardia come il mio può fare a meno. Ed è proprio in questa direzione che ho voluto sviluppare il progetto FT-LAB.

Ce lo racconteresti?

Il progetto è stato lanciato durante la Milan Fashion Week lo scorso febbraio e concept base è sottolineare come la nuova generazione di designer italiani emergenti (cinque quelli che hanno partecipato a questa edizione) supporta e preserva l’artigianato e i metodi tradizionali di produzione di abbigliamento e accessori, spesso dimenticati.

Le loro collezioni sono state presentato al Fashion Hub Market. Il nostro progetto ci ha visti al fianco di Giuseppe Buccinnà con la capsule “FT-LAB // Giuseppe Buccinnà”.

Quali sono i tratti distintivi della capsule?

La collezione è un vero e proprio crocevia tra le identità dei due brand. Abbiamo voluto creare una sorta di legame che definirei chimico, frutto di un linguaggio essenziale. Lo studio delle geometrie d’ispirazione ingegneristica costruiscono il rapporto tra tessuto e le lastre in acetato made in Italy.

I volumi e forme vengono esaltate dalla contaminazione artistica del giovane stilista con il mondo dell’occhialeria artigianale. La collezione mira a ridefinire il concetto di lusso contemporaneo.

Quanto è importante per te il concetto di sostenibilità?

Molto, infatti abbiamo intrapreso un percorso verso l’ecosostenibilità sostenuto da continua ricerca sui materiali. Dopo il bio-acetato, che oggi trova sempre più spazio all’interno della collezione, abbiamo introdotto acetato riciclato, ricavato dalla frantumazione di vecchi occhiali e rigenerato attraverso la termoformatura.

 

di Paola Ferrario