Gli effetti dei prismi gemellati verticali sulla foria orizzontale

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In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

Lisa Asper, Andrew Leung, Catrin Tran,a, Catherine M. Suttle, and Kathleen Watt.
1040-5488/15/9210-0000/0 VOL. 92, NO. 10, PP. 00Y00 OPTOMETRY AND VISION SCIENCE
Copyright * 2015 American Academy of Optometry

L’effetto dei prismi gemellati (VYPs) sulla visione binoculare è pressoché sconosciuto. Nonostante l’idea, condivisa da molti esperti della visione, che i VYPs alterino convergenza e divergenza, non ci sono argomenti scientifici che abbiano indagato il loro effetto sulla foria.
Lo scopo di questo studio, è proprio verificare una possibile relazione tra VYP e ampiezza della foria orizzontale dissociata. I prismi gemellati verticali (VYPs) sono prismi di ugual potere, che vengono posti davanti a ciascun occhio, con la base orientata nella stessa direzione. I prismi deviano i raggi luminosi verso la loro base e, di conseguenza, traslano l’immagine nella direzione opposta, verso l’apice del prisma. Il valore della deviazione è proporzionale al potere del prisma ed alla distanza dell’oggetto. I prismi gemellati verticali cambiano anche la percezione spaziale, traslando l’immagine verticalmente e cambiando l’ingrandimento degli oggetti osservati: maggior ingrandimento degli oggetti visti verso l’apice, minor grandezza degli oggetti visti verso la base. Gli effetti ottici e le distorsioni dei VYPs vengono talvolta sfruttati per trattare sintomi astenopici e modificare la postura del corpo. Secondo il punto di vista classico di Maddox1, la convergenza richiesta durante l’osservazione di una mira, consiste in: tonica, accomodativa, prossimale e fusionale. Se la fusione è impedita, come quando misuriamo un foria, la posizione degli occhi è determinata dalla vergenza tonica, accomodativa e prossimale. Se la distorsione spaziale, causata dai VYPs, altera la consapevolezza prossimale, si modifica anche la percezione della distanza della mira e di conseguenza la vergenza prossimale e/o accomodazione prossimale, quindi la foria stessa. Negli anni, diversi specialisti della visione hanno utilizzato i prismi gemellati per migliorare le vergenze orizzontali e ne hanno segnalati effetti e valore prescrittivo. Birnbaum2, in particolare, descrisse come si modificavano le vergenze coi VYPs: i prismi base alta inducono convergenza, al contrario i prismi base bassa la divergenza. Kaplan3, grande sostenitore dell’uso dei prismi gemellati, suggerì che la foria dissociata cambiava indossando VYP e raccomandò di utilizzare tali prismi di basso potere, per il trattamento di malfunzioni di vergenza e poteri più alti (≥5Δ) per eventuale training.
METODI – Le misure delle forie sono state eseguite con sguardo in posizione primaria, mediante la tecnica modificata di Thorington, a 3 metri e a 40 cm, su 40 giovani adulti non presbiti. Durante l’esame, i soggetti si trovavano seduti e con la posizione della testa mantenuta ferma. Questi accorgimenti sono serviti a scongiurare una possibile influenza della postura sulle misure, argomento, quello posturale, volutamente non evidenziato in questo articolo. Le forie sono state misurate mediante presentazione random della seguente serie di VYP: 2 diottrie prismatiche (Δ) base alta (BU), 2Δ base bassa ( BD), 5Δ BU e 5Δ BD. Il gruppo di controllo era composto da 26 soggetti a cui sono state misurate le forie con lenti di controllo di +0.12, presentate random nelle stesse condizioni.
DISCUSSIONE – Dai dati che emergono in questo recente lavoro, la foria orizzontale misurata in dissociazione non viene ad essere modificata dalla valutazione con i prismi gemellati. Il fatto che tali risultati siano in disaccordo con le affermazioni di Kaplan, conosciuto sostenitore del metodo coi VYP, può essere attribuito a differenze di metodo. Per esempio, in questo studio è stato utilizzato un campione relativamente grande, inoltre con questo sistema di misura della foria l’accomodazione è ben controllata e quindi il test è facilmente ripetibile, forse più che nel metodo di cui Kaplan non descrive le caratteristiche. Altra differenza per cui i due sistemi non sono facilmente paragonabili, è che in questo lavoro si è misurato un effetto immediato dei prismi sulle forie, mentre Kaplan registrò le variazioni dopo un non dichiarato tempo di uso del prisma. In merito a questo, si ipotizza che la distorsione percepita influenzi la visione per un periodo più prolungato, nel qual caso, il tempo nel quale è stato utilizzato il prisma per i 40 giovani pazienti potrebbe essere stato troppo breve per provocare una variazione di foria. Ad esempio, ricerche sull’adattamento motorio ai prismi gemellati orizzontali indicano che c’è un effetto iniziale del prisma, seguito da un adattamento a prisma inserito, a cui segue il persistere dell’effetto quando il prisma è rimosso.
Questo indica che l’adattamento perduri per qualche tempo, dopo che il prisma viene rimosso. L’effetto iniziale si pensa essere causato dallo spostamento ottico dato dal prisma. Anche Stuart e Burian4 e Osuobeni e Al-Amir5 trovarono che modifiche abbastanza grandi di versioni verticali, davano variazioni minime sulla foria orizzontale. Gli autori del presente lavoro aggiungono un’altra considerazione: questo campione di pazienti consiste interamente in soggetti non strabici, la maggior parte dei quali ha ampiezze e direzione di foria nella media. Sebbene sia possibile che soggetti con binocularità instabile possano rispondere in modo differente ai VYPs, un piccolo sottocampione, con foria da vicino non nella norma, non ha supportato questa ipotesi. Tuttavia si dovrebbero fare ulteriori indagini sugli effetti dei VYP sui soggetti con problemi importanti nella visione binoculare.
CONCLUSIONI – Considerando questo campione di 40 giovani adulti non strabici, ai quali la posizione della testa e del corpo è stata mantenuta stabile, i prismi gemellati verticali non hanno influenzato ampiezza e direzione della foria orizzontale dissociata. Ne consegue che non è stato rilevato alcuno spostamento esoforico, con BU VYP, né exoforico, con BD VYP.

Bibliografia
1. Morgan M. The Maddox analysis of vergence. In: Schor CM, Ciuffreda KJ, eds. Vergence Eye Movements: Basic and Clinical Aspects. Boston, MA: Butterworths; 1983;15Y21.
2. Birnbaum MH. Optometric Management of Nearpoint Vision Disorders. Boston, MA: Butterworth-Heinemann; 1993.
3. Kaplan M. Vertical yoked prisms. In: Optometric Extension Program Continuing Education Courses. Santa Ana, CA: Optometric Extension Program Foundation; 1978Y1979.
4. Stuart JA, Burian HM. Changes in horizontal heterophoria with elevation and depression of gaze. Am J Ophthalmol 1962;53:274Y9.
5. Osuobeni EP, Al-Amir OM. Gaze-related near heterophoria incomitance. Clin Exp Optom 1996;79:76Y81.