Il Coach leader.

La leadership è appannaggio di pochi o è per tutti? Da cosa è ispirata e come la si può risvegliare? Tempi così rapidamente mutevoli richiedono nuove risposte e nuove abilità!

Il Business Coach è un professionista che lavora con manager aziendali per supportarli nel loro sviluppo e portarli ad adottare comportamenti diversi da quelli consueti, una relazione di partnership attraverso la quale è possibile sviluppare l’abitudine ad apprendere, a individuare soluzioni nuove, a sviluppare nuove capacità e strategia di azione.

Sono in prima persona chiamato personalmente come Coach per progetti di sviluppo delle risorse e spesso per gestire i propri collaboratori in modo nuovo e diverso nell’obiettivo di promuovere sia il rafforzamento di abilità e competenze trasversali, sia lo sviluppo della leadership.

Apprendere e utilizzare la metodologia del coaching quindi permette a ogni persona di migliorare non solo le proprie performance, ma anche quelle del proprio team di collaboratori. Un nuovo approccio per affrontare le continue opportunità che questo mondo ci offre, uscendo con coraggio dalla nostra zona di comfort consapevoli che si possa sempre migliorare e cogliere le sfide come occasioni.

L’idea sviluppata da Whitmore è di considerare il coaching come uno stile di leadership per poter affrontare il cambiamento socio-economico a cui andremo incontro in un prossimo futuro.

Questo nuovo stile manageriale prevede un atteggiamento positivo e fiducioso nelle capacità dei collaboratori, che vanno incoraggiati e supportati nel prendere le decisioni in maniera autonoma, in modo che emerga consapevolezza, responsabilità e fiducia in se stessi.

È importante smontare il preconcetto che la leadership sia solo per pochi eletti, poiché essa coinvolge ciascuno di noi, anche se in differenti contesti di vita o professionali; la leadership è un concetto che riguarda tutti, anche te e, che tu lo voglia o no, nel percorso della tua vita avrai sempre a che fare con un ruolo da leader, piccolo o grande che sia!

Una leadership positiva, di ispirazione per i collaboratori, lungimirante e solida è quantomai oggi determinante per ogni azienda per affrontare le prossime sfide. I leader non sono solo i famosi personaggi che hanno cambiato il corso della storia, ma sono anche uomini e donne di tutti i giorni, che operano con valore a tanti livelli.

Saper guidare è l’essenza della leadership; tuttavia le sole abilità direttive, il più delle volte basate sulle mere competenze tecniche, non consentono il raggiungimento dei risultati desiderati. Saper ispirare e motivare le persone (ma anche se stessi) diventa l’imprescindibile nuova frontiera del gestire. Ispirare vuol dire comprendere, indirizzare, dare e ricevere feedback costruttivi.

La capacità di delega nella leadership non è solo delegare i compiti che non riescono a fare, ma anche dare autorità e potere ai collaboratori, attraverso una maggiore autorità, autonomia, indipendenza e valorizzazione.

La delega è uno strumento chiave per migliorare le prestazioni e l’efficienza del team e dell’organizzazione nel raggiungere gli obiettivi. Delegare non è assimilabile al semplice impartire ordini. Direi piuttosto “creare” e “costruire” quella capacità organizzativa che rende i team autonomi nell’eseguire le proprie funzioni, accrescendole tramite lo stimolo, l’esercizio ed il coaching (follow-up).

Un leader deve ricordarsi che il gruppo ha sempre delle aspettative nei suoi confronti. Vediamole insieme. Direzione chiara: ci si aspetta che comunichi chiaramente la direzione, dove sta andando l’azienda e la visione. Fornire una chiarezza di indirizzo consente ai collaboratori di gestire i propri comportamenti e tracciare i propri progressi, riuscendo a capire come il proprio lavoro individuale si inserisce nel contesto più ampio di tutto il team.

Obiettivi specifici: i collaboratori hanno bisogno di obiettivi specifici, non ambigui, sia a livello individuale che di squadra per comprendere dove focalizzare la loro energia per provare un senso di orgoglio e di realizzazione quando gli obiettivi vengono raggiunti. Coinvolgimento: i collaboratori vogliono ricevere qualche istruzione, ma anche essere coinvolti nella creazione del piano ed essere ascoltati; ascoltare i loro suggerimenti contribuisce ad aumentare il loro impegno.

Coerenza: le persone si aspettano di essere trattate tutte allo stesso modo (cioè senza favoritismi). Fiducia: è la prima competenza della leadership che si può apprendere e allenare, oltre ad essere un driver economico che accelera i risultati economici e di performance del team. Senza fiducia, infatti, non esiste la capacità di delega.

Mantenere gli impegni: la fiducia è una componente chiave della leadership, e nulla crea una fiducia più forte che mantenere gli impegni presi. I leader che non riescono a mantenere i propri impegni perdono rapidamente sostegno che la loro squadra è disposta a offrire.

Dare esempio: i leader si ricordano sempre che le azioni parlano più forte delle parole. Uno dei modi migliori per costruire la fiducia e la credibilità con la propria squadra è proprio quello di dare l’esempio.

Un frequente, specifico e immediato feedback: i collaboratori desiderano un feedback tempestivo e costruttivo. il feedback non è un giudizio o un parere, ma si basa su fatti e comportamenti effettivamente osservati, e soprattutto è un regalo che viene fatto all’altro per il suo apprendimento.

In questo senso si può creare una cultura del feedback per un impatto positivo sulle persone, non riducendo i momenti di confronto alle occasioni istituzionali (come la restituzione della performance), ma creando degli spazi di incontro e scambio per ottenere una reciproca crescita, collaborazione e fiducia.

Che tipo di leadership si potrebbe sviluppare? Queste dinamiche così delineate suggeriscono quindi un cambio di paradigma verso un approccio di leadership più partecipativo, che abbandoni le strette verticalizzazioni gerarchiche e che passi da una logica di controllo ad una orientata all’obiettivo, al coinvolgimento delle persone e, soprattutto, alla loro crescita personale e professionale, puntando sul potenziamento delle proprie capacità.

In sostanza, un leader che cerchi di spogliarsi dei panni del “capo” per indossare quelli del Coach, favorendo così un cambiamento culturale all’interno dell’azienda capace di creare e diffondere una cultura di impresa per promuovere una valida attuazione delle strategie e di raggiungere elevati livelli di efficienza operativa. 

In sintesi, lo stimolo che vorrei portare è di considerare un approccio coaching alla leadership pensandolo come sistemico, dove al centro sia riposta la crescita delle persone come veicolo dello sviluppo dell’organizzazione stessa.

Questo vuol dire che affinché le aziende cambino l’approccio culturale e organizzativo bisogna andare ben oltre la formazione di pochi singoli leader ma portare cultura del coaching a tutti i livelli.

Come sostenuto da Richard Buckminster Fuller, “non si cambiano mai le cose combattendo contro la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, bisogna costruire un modello nuovo che renda obsoleto quello vecchio”.