Il Futuro non si prevede. Si fa.

 

DIMMI CHE VALORI HAI E TI COMPRERÒ.

Su LinkedIN ho letto recentemente una frase che mi ha fatto riflettere. Suonava più o  meno così: “Il futuro non si prevede più. Si fa”. Credo sia davvero interessante poiché mette l’accento su uno dei temi strategici degli ultimissimi anni: quello del perché un consumatore sceglie un prodotto o un brand rispetto a un altro.

Fino a ieri, gli sforzi per prevedere il futuro erano tanti, si sprecavano i cosiddetti  futurologi e quasi mai si andava a vedere – dopo i fatti avvenuti realmente – chi di loro avesse fatto delle previsioni corrette e chi avesse invece semplicemente e furbescamente sparato nel mucchio.

Oggi, si è tornati all’origine. A quel “homo faber fortunae suae” che impone a ognuno di  noi e alle nostre attività commerciali e aziendali di porci domande sul perché facciamo le cose e non più sul cosa facciamo.

Usciti finalmente e definitivamente dal tunnel del ridicolo “se vuoi, puoi” che ha illuminato di sé gli anni 80, cerchiamo di concentrarci su cosa sia possibile fare e su quali ragionamenti sia invece necessario affrontare per rimanere sul mercato in posizioni avvantaggiate o entrare in un mercato che non ci vede ancora fra i protagonisti.

Bisogna forzatamente scomodare la parola delle parole, il concetto che va attualmente più di moda: l’ETICA. Anch’essa ha radici straordinariamente antiche, oggetto di studi platonici e poi rinascimentali, giunta in varie forme fino a noi. Quel complesso di regole interne e di credenze che ci governa, oggi, assurge a un ruolo fondamentale nell’invenzione di un business nuovo, di un logo, di un naming per la vostra attività o per il vostro negozio.

I consumatori oggi vogliono sentir parlare in vetrina di valori, di impegno sociale, di ideali, eventualmente di sostenibilità (sebbene i migliori interpreti di questa disciplina nobilissima abbiano da un paio di anni abolito la parola sostenibilità nei propri studi su questa materia: troppo inflazionata anch’essa, pare).

Per rispondere a queste necessità, è doveroso gettare il nostro sguardo un po’ più in là del nostro quotidiano e so che questo fa male ad alcuni di voi. Nel mio primo libro l’ho definita VLT ovvero Visione a Lungo Termine. Il nostro Paese stesso è affetto politicamente da un’involuzione in tale senso, che lo porta verso la Visione a Breve Termine e i problemi, così, si accumulano, si rinforzano e si complicano. Visto che non siamo Ministri né Sottosegretari, proviamo a pensare al nostro orticello e chiediamoci cosa noi possiamo fare per il nostro Paese, che faccia bene anche al nostro business.

Molte delle vostre attività hanno una storia, spesso legata a una famiglia. Alcuni ne hanno approfittato, altri sembrano essersene dimenticati. Perché non valorizzare quella storia? Perché non scomodare nella descrizione della vostra attività parole e concetti pesantissimi quali “tradizione”, “valori”, “onestà”, “correttezza”, “cura del cliente” etc etc?

Non bisogna (ancora) pagare tasse per usare questi veri e propri strumenti che stanno a cavallo fra comunicazione e marketing eppure, sebbene garantiscano una grande attenzione da parte del potenziale cliente, pochi ancora li usano. Non è solo un’operazione di arruffianamento nei confronti della clientela, è un vero e proprio posizionamento. La parola “tradizione” legata a un business retail vi smarca completamente dal concetto di massificazione, dinamica di cui il consumatore oggi ha una grande paura, giustamente. Se dappertutto si predica ormai da anni la personalizzazione,  il fatto a mano, il su misura etc, perché non ci siamo ancora adeguati? Trasformatevi in clienti potenziali del vostro negozio e con onestà intellettuale provate a chiedervi: sceglierei con convinzione questo operatore sul mercato o cambierei andando in cerca di un competitor? Cosa mi piacerebbe trovare in vetrina? E nel nome dell’attività? Facendo così, con severità, ma altrettanta trasparenza, saremo stupiti nel constatare quanti processi migliorativi avevamo sotto gli occhi e non abbiamo mai visto.

Puntare nella propria comunicazione sui valori del business e delle nostre persone non è unicamente un richiamo a qualcosa che piace. Bisogna farlo convintamente, dopo che si è per primi assimilati quei concetti di vita. Tutti i siti internet e le brochure delle aziende di tutto il mondo sostengono di mettere il cliente al centro. E lo dicono come se fossero gli unici a promuoverlo. Ma chi di loro lo fa davvero? Chi antepone gli interessi dei propri stakeholder al proprio utile, al proprio fatturato e ai propri interessi reali? Pochissimi, ve lo dico io. E voi lo fate? Ma lo fate onestamente?

I valori sono degli appigli utilissimi innanzitutto per l’imprenditore e per tutti i suoi uomini. Sono dei fari in una notte buia, sono bussole per orientarsi quando ci si sente persi. Quanti di voi hanno appeso la Vision della vostra attività in negozio? O, forse, sarebbe bene che preventivamente chiedessi: quanti di voi hanno creato la propria Vision? Su quali valori poggia il percorso che state facendo, qualunque esso sia? I punti cardinali che indicano la via a voi la indicheranno anche ai vostri collaboratori e addetti. E quando la signora Maria, entrata nel vostro negozio, troverà armonia e sintonia fra i vostri uomini, la vostra location, la vostra pubblicità, il vostro modo di fare, i vostri prezzi e la vostra cortesia, allora, in quel momento, si sentirà protetta, perché deciderà di scegliervi anche (ripeto anche) in base alla vostra Vision, a quell’insieme meraviglioso di ideali che ogni giorno ispirano ciò che fate e il modo in cui lo fate.

È così triste, infatti, essere serviti da un dipendente qualsiasi che evidentemente non sia motivato in ciò che fa, vero? Che non aggiunga entusiasmo alla propria missione tecnica, che non ami – per dirla fino in fondo – il proprio lavoro. Perché un ragazzo giovane dovrebbe salire e scendere dalle auto dei clienti, portandole avanti e indietro di pochi metri in un autolavaggio? Lo fa per lo stipendio? Ne dubitiamo tutti. Lo fa perché è obbligato dal  fatto di non avere alternative? Sì, molti lo fanno per questo, e sono seduti sulla loro posizione, lamentandosi tutto il giorno. Che valori esprimono? Che valori incarnano? Che valori, soprattutto, trasmettono al cliente?

Ma quando troviamo un addetto dell’autolavaggio in questione che non solo corre per venire a prendere la nostra auto, ma sorride, si sbatte nel suo lavoro e poi ci dà anche il consiglio di non parcheggiare, se possiamo, sotto gli alberi perché la resina delle piante rischia di corrodere la vernice del cofano, beh, se gli chiedessimo perché lo fa e perché lo fa così, credete che risponderebbe per lo stipendio? Neanche per sogno. Risposte possibili sono: Perché mi piace. Perché ci credo. Perché no? Perché visto che lo devo fare, lo faccio bene. Perché non costa nulla. Perché così aumento l’entità della mancia, etc etc.

Fermatevi un attimo: guardatevi intorno, osservate con attenzione le persone che avete accanto. Perché fanno il loro mestiere? Quali valori incarnano esattamente? Li incarnano innanzitutto i vostri valori personali? Della vostra famiglia? Della tradizione del luogo o del vostro territorio?

Lavorare sui perché ci porta inevitabilmente a scavare. Scavare, certamente, ogni tanto è problematico, ma fa un gran bene alle persone e al business. Di certo c’è che i business fiorenti oggi hanno una Vision ben chiara a tutti coloro che vi lavorano. Anzi, per dirla fino in fondo, oggi le giovani risorse umane, a parità di altri parametri, scelgono un business anziché un altro proprio per quel carico di valori che si porta dietro e che propone. Non è mai troppo tardi per lavorare sui propri ideali, ammesso che il leader sia il primo a incarnarli e viverli in prima persona.

Comunichiamo Amici, non è mai abbastanza!

Il secondo libro di Roberto Rasia dal Polo “I trucchi della comunicazione efficace!”, edito da Jouvence Editore, è disponibile su Amazon, in libreria e su RobertoRasia.it

Roberto Rasia dal Polo