Qualità ottica dei premontati: effetti prismatici indotti

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In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

La presbiopia “la condizione refrattiva nella quale l’abilità accomodativa dell’occhio è insufficiente per le attività da vicino, a causa dell’età”1, spesso viene mal corretta, in particolare tramite l’utilizzo di dispositivi non idonei.
L’utilizzo di occhiali premontati può portare dei problemi a causa di una correzione inadeguata e per la scarsa qualità delle lenti. Secondo alcuni studi, il 48% degli occhiali premontati, con poteri da + 2,50 a +3,50, non rispetta gli standard internazionali (ISO 16034:2002), soprattutto per gli effetti prismatici indotti orizzontali e verticali. In particolare sui poteri elevati, laddove gli standard internazionali prevedono una tolleranza di 0,12 D nel potere diottrico e di 1Dp orizzontale/0,5 Dp verticale.
L’induzione degli effetti prismatici è spesso causata dal disallineamento verticale e dalla differenza tra centri ottici e distanza interpupillare dell’utilizzatore.
I possibili effetti avversi dei premontati sono presumibilmente simili a quelli che si hanno con occhiali su misura corretti per vicino7;9, utilizzati in modo errato10. Infatti, spesso occhiali su misura e premontati vengono utilizzati per una distanza differente da quella per i quali sono stati scelti, talvolta anche per lontano11, con le conseguenze negative da errata correzione e induzione di effetti prismatici.
Nei poteri più alti gli effetti negativi sono amplificati; possono creare disequilibri nelle vergenze, portando ad un inappropriato aggiustamento del riflesso vestibolo oculare, con scarsa stabilità oculare e conseguenti vertigini15;16. Etereforie verticali di piccola entità, anche inferiori a 1 Dp, possono provocare riduzioni della stabilità posturale17;18.
Secondo Borish, l’azione di una piccola quantità di potere prismatico è controversa e può essere insignificante per alcuni, mentre determinante nella sintomatologia per casi border-line di deficit di convergenza. Va sottolineato che, mentre prismi base interna possono agevolare la convergenza ed essere ben tollerati, quelli base esterna, che sono la maggioranza di quelli indotti, provocano problemi di convergenza, già difficoltosa nei presbiti.
Alla luce di queste considerazioni, come calcolare il vero effetto prismatico di un occhiale premontato? La quantità di effetto prismatico indotta, è definita dalla formula del Prentice. Secondo quest’ultima, l’effetto prismatico indotto è uguale al potere della lente in diottrie per la differenza della centratura in centimetri.
P=cf
In una correzione oftalmica, il calcolo reale dell’effetto prismatico, prodotto da un decentramento dei centri ottici rispetto al sistema visivo, dovrà far riferimento al centro di rotazione oculare ed alla visione binoculare. La deviazione prismatica di una lente posta di fronte all’occhio sarà determinata dalla differenza tra l’angolo sottointeso dell’immagine primaria e l’angolo sottointeso dell’oggetto originale. Introducendo l’occhio nella considerazione di effetto prismatico, come in figura, vediamo come cambiano i piani di riferimento.
Nella figura è evidenziato l’effetto prismatico introdotto da una lente oftalmica decentrata rispetto all’asse visuale (piano di lettura) e al centro di rotazione oculare. L’angolo q è l’effetto prismatico introdotto.
In sintesi è necessario analizzare la situazione nel contesto dei movimenti riferiti al centro di rotazione oculare. Nella correzione oftalmica è spesso dimenticato che dobbiamo rapportarci con un’unica combinazione di sistemi ottici. Inanzitutto il sistema è binoculare per cui le due lenti vanno considerate insieme e non come due entità separate. Per di più ognuno dei due sistemi è duale e consiste di una porzione fissa: la lente oftalmica; e di un sistema di rotazione: il sistema ottico oculare.
È necessario rimpiazzare l’utilizzo dell’equazione di Prentice con un nuovo sistema che tenga conto di tutte queste variabili costruito attorno all’ingrandimento dinamico. Quest’ultimo sistema include tutte le variabili pertinenti alle lenti oftalmiche eccetto le aberrazioni. Per di più prendendo in considerazione il fatto che il sistema oftalmico oculare contiene entrambe le componenti statiche e di rotazione e che i due occhi operano insieme non come entità isolate.
Le nuove equazioni per il calcolo delle deviazioni oculari si baseranno sugli angoli riferiti ai centri di rotazione oculare piuttosto che alle pupille d’entrata. Il centro di rotazione oculare rappresenta il punto di riferimento costante nel sistema binoculare. Le pupille d’entrata possono essere usate come punto di riferimento quando gli occhi non si muovono e quando la fissazione è ferma su di un singolo punto. La convenzionale applicazione della formula di Prentice in molti casi sottostima l’effetto prismatico da vicino prodotto dalle lenti positive.
I pazienti spesso vengono lasciati con una correzione per lettura non idonea che crea disagio e poca soddisfazione. Una esatta determinazione dello squilibrio binoculare può impegnare del tempo, ma è un piccolo prezzo da pagare se il risultato porterà ad una migliore correzione per il paziente.