Un’avventura “snob”
“Non amo mai parlare di ispirazione, il nostro lavoro è un lavoro di esperienza e metodo progettuale, siamo dei designer (progettisti) e non liberi artisti”.
Dopo anni di alternanza tra la professione di Product Manager e quella di designer nel mondo dell’occhiale e non solo, Tommaso Bossetti è entrato nel team che ha dato luce a un marchio giovane, apparentemente dall’anima altezzosa: Snob Milano. Attualmente, insieme alla Franco Sordelli e a Gubo Design, sta continuando lo sviluppo della collezione che vedremo anche a Silmo.
Tommaso ci racconteresti la tua esperienza di designer nel mondo dell’occhiale?
Quindici anni fa, subito dopo aver terminato gli studi presso l’Istituto Europeo di Design, sono entrato in Marcolin come stagista. Successivamente, ho sempre alternato esperienze nel mondo dell’orologio e dell’occhiale, ed in particolare sono stato Product Manager per Briko e Product Manager Europa per SpyOptic. Tra le ultime esperienze c’è quella con lo studio di design Gubo, realtà specializzata nel design e nello sviluppo prodotto di accessori, principalmente orologi, gioielli e occhiali, dove ero socio. Attualmente sto cercando di approfondire ulteriormente le mie conoscenze nell’occhialeria lavorando a stretto contatto con la Franco Sordelli.
Hai lavorato anche nell’industrial design?
Durante l’esperienza con Gubo Design abbiamo cercato di diversificare e perlustrare nuovi mondi merceologici, con esperienze nel settore degli elettrodomestici e delle biciclette, ma fondamentalmente l’accessorio è sempre stato il prodotto core. L’approccio professionale però non cambia, se hai un metodo progettuale lo puoi applicare a qualsiasi prodotto.
Come è nato il marchio Snob Milano? Quando è stato lanciato?
È nato dall’incontro tra Gubo Design e la Franco Sordelli. Lavorando come consulenti creativi per la Franco Sordelli, abbiamo valutato che potesse essere il momento giusto per proporre qualcosa di nuovo, di fresco, che stravolgesse in qualche modo i canoni abbastanza monotematici dell’occhialeria. Il marchio ha incontrato per la prima volta il pubblico in contemporanea in due eventi fieristici a Milano: Mido e Super di Pitti Immagine.
Il nome è piuttosto altezzoso: non temevi che potesse fungere da deterrente per il consumer?
Pretenzioso, arrogante, supponente… ma facile, corto e internazionale! La chiave stava nel cercare di renderlo autoironico. Ci siamo trovati tutti d’accordo che potesse essere un valore aggiunto piuttosto che un deterrente, delineando da subito una chiara strategia comunicativa.
Da qui nasce il claim di prodotto “Superbly made in Italy” e di marketing “We are smart people”, decisamente autoreferenziali e antipatici, ma che non possono non essere letti che in chiave ironica. “Milano” ha pari peso nella comunicazione del marchio, il riferimento va alla Milano da bere, la Milano snob che seppur antipatica, è spesso stata ricetta vincente della comicità italiana.
Quando hai disegnato la collezione a cosa ti sei ispirato?
È stato un lavoro di team, un’analisi delle tendenze, la voglia di proporre qualcosa di fresco e la capacità di saper trasformare un buon disegno in un ottimo prodotto. Non ultimo il buon senso che deriva dall’esperienza: un prodotto deve essere fresco ma soprattutto vendibile. Oggi numerosi sono i designer, pochi sono quelli che conoscono il prodotto ed il mercato. Forse per questo non amo mai parlare di ispirazione, il nostro lavoro è un lavoro di esperienza e metodo progettuale, siamo dei designer (progettisti) e non liberi artisti. Il “designer snob” fa lo slalom tra i paletti imposti dal mercato, le tendenze formali, i costi produttivi, l’ergonomia di prodotto, le innovazioni tecniche, la conoscenza dei fornitori… non sa semplicemente usare bene un programma grafico.
Quali sono le caratteristiche tecniche ed estetiche del marchio?
La tecnica in questo caso fa l’estetica del prodotto, speriamo di saper evolvere e di non rimanere legati a questa immagine anche come marchio. Abbiamo però l’obiettivo di voler proporre nuove soluzioni tecnico/estetiche… vedremo se sapremo farlo.
Il concetto progettuale di questa prima collezione verte sull’utilizzo della lente mascherina base 2 in nylon che ha previsto il trend della lente piatta, donando particolarissimi riflessi al prodotto. Le forme su cui l’abbiamo montata seguono commercialmente le tendenze attuali formali richieste dal mercato. Oggi coniughiamo una soluzione tecnica originale e di per sé impattante, con forme trasversalmente riconosciute come “alto-vendenti”.
Quale caratteristiche deve possedere l’ottico per poter vendere la collezione?
Visione e coraggio. Un ottico con una visione che vada al di là della stagione attuale e che abbia il coraggio di seguire il proprio istinto.
Chi è invece il vostro pubblico?
A tavolino credevamo che fosse un pubblico di nicchia, residente nei grandi centri abitati o straniero, un target principalmente compreso tra i 20 e i 40 anni. Pensavamo che l’interesse per il “diverso” potesse attrarre chi vive quotidianamente in ambienti più stimolanti e variegati, in realtà c’è tanta voglia di novità anche nei centri più piccoli. In pratica abbiamo scoperto che da bravi snob, avevamo sottovalutato il nostro pubblico. La freschezza del nostro prodotto viene riconosciuta dalla bella ed elegante signora di una “certa”, fino al ragazzino più eccentrico.
Ci vedremo a Silmo?
Certamente! Abbiamo in programma una fitta agenda di eventi, tra cui anche l’opti di Monaco, di nuovo il Mido, poi Pitti…