Elogio della diversità

di Roberto Rasia Dal Polo
Tratto dal libro: “Occhio, ti manipolo!” in vendita a prezzo scontato su www.robertorasia.it.

In questo numero di PLATFORM Optic, cari amici, allargheremo l’orizzonte delle nostre riflessioni e cercherò di darvi qualche spunto un po’ meno legato alla vendita o al marketing stretto, ma occasionalmente un po’ più sociologico. Mi auguro possa interessarvi.
Lo spunto nasce da una constatazione alquanto banale, che porta con sé, però, una grande verità: l’organizzazione della propria vita lavorativa o personale.
Tecnicamente abbiamo tutti a disposizione la stessa quantità di ore durante la nostra giornata professionale. Chi lavora “poco” arriva alle 8 o 9 ore. Chi si “ammazza” di lavoro tocca anche le 13 o 14 ore di impegno costanti.
Al di là dei facili commenti relativi alla nostra salute, legata allo stile di vita, vorrei che vi concentraste un attimo su questo aspetto, di norma decisamente sottovalutato: se una persona qualsiasi tende ad avere per scelta o per destino una vita regolare, tenderà a entrare in negozio più o meno alla stessa ora, a fare la pausa negli stessi momenti e a chiudere la propria giornata lavorativa nella stessa maniera degli altri giorni. Non c’è niente di male in tutto questo, anzi.
Da sempre ci hanno insegnato che la regolarità premia la nostra vita. E che chi è costante arriva più lontano. Il problema grosso è che sempre di più sento queste persone che si lamentano per la noia che le attanaglia. A sentirle parlare (lamentarsi in realtà), pare che nella loro vita “non succeda nulla di esaltante”. Dicono proprio così e difficilmente si riesce a farli ragionare. Vorrebbero una scossa, una novità, in definitiva un cambiamento. Salvo che, molto spesso, di fronte a un potenziale cambiamento, sono proprio loro i primi che si chiudono e lo evitano con tutte le proprie forze.
Bene, facciamo adesso un salto mentale. Entriamo nella vita di coloro che sono sempre un po’ stressati. Tendono a prendere sempre più impegni di quanto tempo abbiano a disposizione, non sono abitudinari, non li trovi mai in negozio quando credi, mentre te li trovi alle spalle quando meno te lo aspetti.
Sono pieni di stimoli e novità e anche decisamente stressati. E qui mettiamo un punto.
Fermiamoci un attimo di fronte a questi due profili all’interno dei quali penso che, elasticamente, possiamo tutti riconoscerci.
Non mi interessa, almeno oggi in questo articolo, fare riflessioni più o meno sagge sui loro stili di vita. Non vi sto parlando del loro stress e di come ci si possa organizzare meglio nella propria giornata professionale. Niente di tutto questo.
Vorrei ragionare sul tempo che passa tra una novità e l’altra della propria giornata/settimana. Penso di aver capito da dove nasca la noia che tanta demotivazione porta nel lavoro di numerose persone.
Quanto più tempo passa fra un momento di alta emozione (un imprevisto, una gioia, una buona vendita, un appuntamento diverso, una sfida professionale, ecc.) e l’altro, tanto più si ripetono i momenti uguali a se stessi. Ciò significa che il tempo che passa si riflette su se stesso senza intoppi, ma anche senza emozioni particolari. Nell’unità di tempo (per esempio la mezza giornata) succedono pochissime cose degne di nota. La successiva mezza giornata assomiglierà tantissimo a quella precedente e così via.
In poche parole, non c’è nulla di diverso.
Ed ecco la parola chiave a cui volevo giungere: la diversità.
Se nella medesima unità di tempo nella mia vita succedono (o io faccio sì che succedano) alcune cose più o meno diverse da quelle precedenti, il mio cervello tenderà a sentirsi molto più impegnato, dovendo affrontare stimoli appunto diversi dal solito. Il risultato sarà che nel momento in cui mi si dovesse riproporre nuovamente lo stimolo ‘noioso’, nel frattempo saranno accadute cose che hanno distratto il mio cervello e che lo hanno messo in condizione di subire al meglio quella noia.
Si tende a credere che la noia sul lavoro affligga coloro a cui “non succede mai nulla”. In realtà, c’è un piccola imprecisione in questa credenza: nel loro lavoro non è che non succeda mai nulla, è che invece succedono sempre le stesse cose. Ed è molto diverso. Il cervello è come se si svegliasse dal suo torpore nel momento in cui deve affrontare qualche stimolo diverso dal normale. Se in mezza giornata ho un solo stimolo, a fine giornata avrò avuto solo due stimoli. Un po’ poco per motivarsi e quando la mattina dopo la mancanza di stimoli “diversi” mi affliggerà, a quel punto la noia si affaccerà sulla mia vita professionale e sarò prontissimo a dare la colpa a un lavoro appunto noioso.
Invece, se riesco ad andare incontro alla novità con grande curiosità, se prendo il bivio in cui c’è scritto “diverso dal solito”, se non mi accontento del solito punto di vista, a quel punto bombarderò il mio cervello di stimoli, uno, due, tre, magari anche quattro in mezza giornata. Saranno passati quattro momenti “di vita” che mi avranno sfamato. E quando il quinto stimolo sarà lo stesso del mattino, a quel punto mi sembrerà meno grigio, meno demotivante, in un solo aggettivo meno noioso.
La diversità, nella vita come nel lavoro, tiene svegli.
Non significa non essere costanti, né essere incoerenti. Significa dare retta alla propria curiosità, non credere che cambiando si peggiori, anzi. Diversificare rende più forte il mio cervello, perché crea al suo interno più zone di comfort.
Nel lavoro, se ci pensate bene, non è poi così difficile. Fermatevi un attimo in negozio o in ufficio: guardatevi attorno. Quali sono le mosse sempre uguali a se stesse che fate ogni giorno alla stessa ora? Si chiama routine. Un po’ va bene, troppa ci annoia e ci demotiva. E se fosse giunta l’ora di cambiare qualche piccola nostra abitudine senza stravolgere la nostra vita?
Mal che vada, rischierete di affrontare qualche nuovo stimolo: c’è solo da guadagnarci. Comunichiamo Amici, non è mai abbastanza!